Archivio mensile:Luglio 2019

Rompere il silenzio.

Per molti giorni non ho scritto neppure una parola perché sono stata a guardare, perché volevo capire, perché non amo scrivere in preda alle emozioni, ma preferisco fare chiarezza dentro di me.

Ho seguito la vicenda della Sea-Watch, l’agonia dei giorni in mare, la determinazione del comandante, ma una cosa mi ha colpito in particolare in questa storia che assomiglia a tante storie simili.

Mi hanno colpito gli insulti sessisti (forse se il comandante fosse stato un omaccione barbuto stile “Capitan Findus2 gli insulti sarebbero stati diversi?) e mi hanno colpito quelle urla che auguravano lo stupro ad una giovane donna decisa e ferma nella sua missione di condurre in porto la sua nave con suo il grave fardello di disperazione.

Riflettiamo un attimo: lo stupro visto come “punizione” giustifica lo stupro nella testa di chi proferisce quelle minacce, come a dire: “se sbagli, se non stai al tuo posto lo stupro diventa una conseguenza possibile e forse auspicabile”.

In quelle parole non c’è rispetto per le donne, per tutte le donne e non solo per la giovane tedesca al timone, perché quelle minacce raccontano di una visione della donna che non tiene in considerazione la libertà della donna e la sua dignità e il suo diritto di scegliere.

In quelle parole non c’è nulla di cristiano, non c’è nulla di umano.

Noto (Sicilia)