Era il cuore di Berlino alla fine del XIX secolo, crocevia delle strade commerciali che percorrevano la nuova capitale e conobbe il massimo splendore negli anni ’20 e ’30 quando, intorno alla piazza, sorsero teatri, negozi, luoghi di potere e ambasciate.
Alla fine della seconda guerra mondiale la piazza subì pesanti devastazioni e, con la costruzione del muro che la attraversava, assunse l’aspetto di una vasta area sgombra e desolata, almeno così la ricordo quando mi spiegavano che nulla poteva essere ricostruito fino a quando la città non fosse stata riunificata.
E così è stato.
Oggi Potsdamer Platz è tornaata ad essere uno dei luoghi più vivaci della città, circondata da alti edifici scintillanti fra i quali spicca il Sony Center, uno spazio circolare, coperto da una sorta di tendone da circo, dove si affacciano negozi e locali.
Nei giorni passati a Berlino per noi è diventato il luogo dove rilassarsi, seduti al tavolo di una birreria, davanti ad un boccale di generose proporzioni, un luogo dove riposare e intanto osservare “come gira il mondo” e chiacchierare tranquillamente.