Oggi compirebbe novant’anni.

Nata a Francoforte il 12 giugno 1929, se fosse ancora su questa terra oggi Anna probabilmente avrebbe l’aspetto un po’ fragile delle tante simpatiche nonnine che incontro tutti i giorni alla casa di riposo e festeggerebbe il compleanno circondata da figli e nipoti, sconosciuta se non alla ristretta cerchia dei parenti stretti e degli amici più cari.

Ma la sua vita ha avuto un corso diverso e si è interrotta bruscamente a soli sedici anni nel campo di concentramento di Bergen Belsen.

Di quella beve adolescenza ci è rimasto il Diario, simile per certi versi al diario di tante adolescenti di allora e di ora, con il sentimenti, le speranze, i timori di una ragazzina che si vede crescere, ma anche con il racconto, spesso ingenuo, ma profondo, della vita nell’alloggio segreto in Prinsengracht 263.

Ho letto per la prima volta quel diario quando avevo poco meno della sua età e ricordo di aver condiviso molte delle sue osservazioni perché un’adolescente, anche quando vive segregata, in un contesto di precarietà inimmaginabile, è pur sempre un’adolescente e tende a guardare la realtà con occhi diversi dagli adulti.

«…È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo che può sempre emergere…»

Mauthausen reticolati

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