Archivio mensile:Marzo 2019

Come si cambia.

Fino ad un anno quando ancor insegnavo (… e mi pare che sia passato un secolo) mi pareva naturale accompagnare i miei ragazzi nei musei e a visitare monumenti e parchi, cercavo di tenerli uniti e possibilmente attenti alle spiegazioni, ero rassegnata all’inevitabile rumore prodotto da venticinque adolescenti in movimento e mi infastidiva un po’ il fastidio che leggevo negli occhi degli altri visitatori che si imbattevano nel gruppo.

Pensavo “in fondo sono ragazzi” ed è abbastanza normale che dei ragazzi siano confusionari e rumorosi e distratti e chiacchierino e ridano persino al cospetto del Cenacolo di Leonardo.

Poi sono andata in pensione ed ho perso il rapporto quotidiano con i ragazzi.

Così, due giorni fa, mentre visitavo il Museo Teatrale della Scala, mi sono imbattuta in un gruppo di studenti che si trascinavano per le sale un po’ annoiati e che si sono animati solo quando sono entrati in alcuni dei palchi che si affacciano sulla sala dove, repentinamente, si sono impegnati nello scattarsi dei selfie senza quasi degnare di uno sguardo l’ambiente che li circondava, imponente ed elegante al tempo stesso.

All’improvviso ho compreso il fastidio negli occhi dei visitatori che si imbattevano nei miei ragazzi e ho compreso quanto velocemente si può cambiare quando mutano le situazioni.

Milano - Museo Teatrale della Scala

La casa museo Boschi Di Stefano.

La casa museo Boschi Di Stefano si trova all’interno di una elegante palazzina degli anni trenta, realizzata con la supervisione dell’architetto Piero Portaluppi e situata nella zona di Corso Buenos Aires, ed è aperta al pubblico dal 2003.

Nella casa, che fu abitata fino agli anni ’60 sono collocati circa trecento quadri che facevano parte della ricchissima collezione di più di duemila opere donate al Comune di Milano da Antonio Boschi e Marieda Di Stefano (alcuni dipinti sono ora esposti al Museo del ‘900).

La collezione è una testimonianza importante dell’arte italiana del ‘900 che spazia da Severini a Boccioni, da Carrà a Casorati e Sironi, da Morandi a De Pisis, da Savinio a De Chirico, è collocata in grandi spazi caratterizzati da ampie vetrate in stile Art Déco, con arredi originali, o contemporanei acquisiti nel tempo dalla Fondazione.

Oggi il museo è visitabile grazie ai volontari del Touring Club Italiano che ne garantiscono l’apertura e la custodia, l’ingresso è gratuito e vale sicuramente la pena di immergersi in questo percorso di emozioni e di bellezza.

Milano - Casa Museo Boschi - Di Stefano

Mamma Lingua.

“Mamma Lingua” è un progetto che si prefigge lo scopo di ampliare il patrimonio librario nei presidi e nei punti di lettura NPL (Nati per Leggere) allargandolo anche a opere in lingue diverse dall’italiano.

I libri indirizzati prevalentemente a bambini di età prescolare, sono stati scelti con cura da un gruppo di esperti e sono scritti in Cinese, Albanese, Arabo, Francese, Inglese, Rumeno e Spagnolo.

“Mamma Lingua” offre l’opportunità ai bambini italiani di scoprire che esiste una pluralità di idiomi e ai bambini stranieri di ascoltare racconti nelle lingue dei genitori, lingue che, vivendo in Italia e condividendo il tempo della scuola e del gioco con coetanei parlanti l’Italiano, rischiano di non conoscere, mentre sarebbe auspicabile che mantenessero una forma di bilinguismo.

“Nati per Leggere” parte dal presupposto che leggere ad alta voce ai bambini, anche piccolissimi, rafforza il legame con gli adulti e che
un bambino che ascolta letture quotidiane arricchirà il proprio vocabolario, potenzierà immaginazione, esprimerà meglio il proprio pensiero e sarà più curioso di leggere.

Il regalo più bello che un genitore possa fare al proprio figlio è quello di ritagliarsi un po’ di tempo, possibilmente ogni giorno, e di leggere per lui e con lui creando così uno spazio quasi magico di condivisione e di complicità.

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Una settimana impegnativa.

Sono un po’ stanca, oggi, dopo una settimana passata a fare cose che adoro, ma che hanno richiesto impegno, ma si tratta di una stanchezza “buona”, di una stanchezza solo fisica (perché l’anagrafe è quella che è), mentre lo spirito non è stanco, anzi oggi “dentro” mi sento una ragazzina.

La settimana appena conclusa è iniziata domenica scorsa a Venezia, per il carnevale,ed è stata una giornata intensa, piena di sole e di colori.

Poi, martedì, dopo le prove un po’ ansiogene dello spettacolo “Ritratti di donne” ho avuto giusto il tempo di farmi una doccia ed andare al cinema per la proiezione di “Green Book”, il film che ha vinto l’Oscar, e che mi ha divertito e commosso.

I giorni seguenti sono passati tra le mie solite occupazioni, le visite a mia madre e le faccende domestiche, sempre con in mano gli appunti per lo spettacolo.

Non mi sono quasi accorta dell’8 marzo, ma tanto si sa che per me l’8 marzo è una data da dimenticare, perchè penso che le donne vadano celebrate ogni giorno dell’anno.

Ieri è stata un’altra giornata piena: la sveglia all’alba, la corsa veloce in metrò per andare a “Fa’ la cosa giusta” allo stand di “Mamma Lingua” e poi il ritorno a casa, un boccone veloce, trucco e parrucco e finalmente “Ritratti di donna” che mi ha impegnato tutto il pomeriggio.

Sono un po’ stanca, dicevo, ma sono contenta come una Pasqua.

Le prime forsizie.

Sono già spuntate, un po’ timorose e spelacchiate, sull’arbusto in giardino, circondate da un tappeto di viole, le primissime viole, svegliate dai primi tepori di marzo.

Le forsizie, con il loro colore giallo acceso, sono allegre e mettono allegria perché sono un preludio di primavera come le gemme sui rami e il cinguettio degli uccelli che si fa ogni giorno più vivace a salutare l’alba.

L’inverno che sta per finire ogni tanto si impegna in un colpo di coda e così le giornate tiepide e soleggiate si alternano a momenti freddi e ventosi in cui il cielo si fa plumbeo, le nuvole corrono cupe e tutto il mondo sembra in bianco e nero, triste e scolorato se non fosse per i piccoli fiori gialli che stanno lì a illuminare il grigiore.

Mi piacciono le forsizie perché mi ricordano che anche l’inverno più lungo finisce e la primavera sta per tornare.

forsizia

L’Arsenale dei Veneziani.

Fin dal XII secolo l’Arsenale fu il cuore dell’industria navale della Serenissima, era un cantiere imponente organizzato come una sorta di “catena di montaggio” ante litteram, infatti vi lavoravano maestranze specializzate che eseguivano le operazioni di assemblaggio utilizzando componenti standard.

Ancora oggi se ne può ammirare l’imponenza e l’estensione che doveva essere motivo di stupore per i visitatori e di grande vanto per la città anche nel Medioevo e via via che Venezia e le sue esigenze commerciali e militari crescevano anche l’Arsenale cresceva in dimensioni e in specializzazione.

Vi doveva fervere una grande operosità se persino il Sommo Poeta, nel descrivere la quinta bolgia che è “mirabilmente oscura” per la pece che vi ribolle, usa come termine di paragone “l’arzanà de’ Viniziani “.

Oggi la zona dell’Arsenale, un po’ defilata rispetto ai centri del turismo di massa, è sede di un interessante Museo Navale e della Biennale d’Arte, è un luogo dove si può passeggiare tranquillamente assaporando i fasti di una città bellissima e particolare, sospesa tra acqua e cielo.

Venezia - Carnevale 2019 - L'arsenale

Maschere.

“Semel in anno licet insanire”, una volta all’anno è permesso impazzire, uscire da se stessi e da una quotidianità fatta di doveri, magari grigia e sempre uguale.

Uscire da se stessi, diventare qualcosa di diverso, di sconosciuto in un dato periodo dell’anno appartiene a diverse culture, noi lo chiamiamo Carnevale, per il mondo ebraico è Purim, la festa piena di gioia in cui ci si traveste, si ci diverte e si legge la “Meghillà di Esther”.

Mettersi in maschera, travestirsi, è un modo per diventare altro da sé, è in qualche modo liberatorio e uno dei luoghi in cui la maschera, il travestimento, diventano un’occasione di divertimento è Venezia, la città lagunare, splendida e malinconica al tempo stesso, nella quale, nel tempo di Carnevale, si aggirano maschere eleganti e ricchissime o più semplici che diventano motivo di curiosità e di ammirazione.

Venezia con le sue calli, i suoi campielli, i riflessi sull’acqua è lo sfondo ideale in cui queste figure colorate si animano ed è un incanto imbattersi nelle maschere, magari un po’ fuori dalle zone più turistiche, che sembrano figure di sogno soprattutto negli angoli più solitari.

Venezia a Carnevale regala suggestioni quasi oniriche e si riveste di un fascino particolare.

Venezia - Carnevale 2019