Vento.

C’è vento, non una brezza leggera, ma una specie di uragano che strappa le foglie e i rami dagli alberi, che li piega in modo impressionante, che solleva onde di pioggia e piega all’indietro gli ombrelli e fa tremare i vetri delle finestre.

Che piova tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre non è un fatto raro, anzi le terribili alluvioni del ’66 che colpirono soprattutto Venezia e Firenze si scatenarono proprio nei primi giorni di novembre, ma allora si trattò della conseguenza di piogge abbondanti e persistenti cadute nell’arco di diversi giorni.

Non si trattò di volenti uragani, accompagnati da tuoni e fulmini, brevi ma devastanti come quello che mi ha colto di sorpresa oggi, mentre andavo da mia madre, con il vento che mi impediva di procedere e le strade allagate e i rami caduti e la pioggia che nessun ombrello poteva fermare che mi entrava negli occhi e in bocca e mi inzuppava i vestiti.

“Contro il cielo nulla si può” recitavano nella loro saggezza i contadini, ma forse qualcosa contro i cambiamenti climatici si può ( e se si può si deve) ancora fare.

Cavenago di Brianza - Foglie e pioggia

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