In drogheria.

Quando ero bambina e abitavo a Milano vivevo in un quartiere, l’Isola, dove c’erano tanti negozi (quelli che ora non ci sono più, soppiantati nel tempo dai centri commerciali) e fare la spesa era forse un po’ lento, ma divertente.

Uno dei negozi che amavo di più era la drogheria, un piccolo ambiente in penombra con un grande bancone dietro al quale si muoveva veloce ed esperto un signore in camice blu.

Quando si apriva la porta si udiva il suono di una campanella e si veniva investiti da un aroma pungente che era la somma di tanti profumi, un misto di caffè, cacao, detersivi e spezie, un aroma forte, ma gradevole che ritrovo ancora raramente in qualche negozietto di montagna.

Sul bancone erano schierati in bell’ordine i contenitori in vetro della pasta e del riso, mentre dall’altra parte c’erano caffè, cacao, zucchero e tante caramelle multicolori che, logicamente, attiravano la mia curiosità molto più degli altri generi alimentari.

Da un angolo filtravano i profumi del pepe, dello zafferano, dell’anice stellato, della noce moscata e della cannella, profumi rari e preziosi.

Se la mamma acquistava lo zucchero il proprietario lo prendeva dal contenitore con una paletta, lo posava su un foglio di carta blu (blu carta da zucchero appunto), lo pesava su una grande bilancia con una lancetta che oscillava a lungo, e poi confezionava un pacchetto con grande abilità.

Io seguivo incuriosita i suoi movimenti e poi, prima di uscire, accettavo una caramella o un cremino che il droghiere mi offriva regolarmente con un sorriso.

Mi sembra che sia passato un secolo.

Milano - Colori del mercato

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