La festa.

Eccoli lì, i miei colleghi, le persone con cui ho lavorato e ho lavorato bene per anni da quando ero un’insegnante alle prime armi, piena di entusiasmo e povera di esperienza, i colleghi che ho visto andare in pensione, quelli che, avendo iniziato con me, sono ancora al mio fianco e oggi festeggiano con me il traguardo, che sembrava irraggiungibile, finalmente raggiunto e quelli che sono arrivati anno dopo anno e con cui condivido una quotidianità mai noiosa o scontata.

Abbiamo passato insieme tante ore, abbiamo imparato a conoscerci, a sopportare i nostri difetti, a volerci bene, a capirci con pochi sguardi.

E poi ci sono i dirigenti (o come si diceva una volta i presidi) uomini e donne con cui ho collaborato, con cui, qualche volta, sono stata in disaccordo perché sono uno spirito ribelle e voglio sempre dire la mia, ma che ho imparato a rispettare.

Siedo accanto alla fontana, circondata dai colleghi più giovani, quelli arrivati quest’anno, i ragazzi che avrei voluto conoscere meglio, che forse mi guardano con gli stessi occhi con cui, quarant’anni fa, guardavo i professori con i capelli bianchi.

Mi piacciono perché sono pieni di entusiasmo, come me tanto tempo fa.

Sono tutti qui, intorno a me, i miei colleghi con i calici alzati e io non so se commuovermi o scoppiare in una risata perchè non mi sembra vero che siano passati più di quarant’anni, perchè quella anziana signora un po’ brilla che vaneggia di ricordi e aneddoti non sono io.

Ornago

 

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