Archivio mensile:Marzo 2018

Verso la fine dell’inverno.

Fa ancora freddo, in questi giorni, ma il calendario mi spinge ad un cauto ottimismo: tra due settimane sarà primavera e, nonostante il clima inclemente, mi prende il desiderio di vestiti più leggeri, di passeggiate, di viaggi, di sole.

Quando il cielo è sgombro di nubi mi rendo conto che le giornate si sono allungate, che il sole indugia più a lungo sull’orizzonte ed è piacevole immaginare che presto usciremo dalle tenebre invernali.

La luce mi mette allegria, mi dà una nuova energia e dissolve il torpore che mi ha avvolto per tanti mesi ed anche il lavoro diventa più lieve perchè si intravede la fine dell’anno scolastico.

Come la notte più buia anche l’inverno più grigio è destinato a finire.

Primavera fiori

Silenzio (post) elettorale.

La  giornata elettorale, come del resto era prevedibile, ha regalato al Paese una situazione di ingovernabilità che è superabile solo attraverso improbabili alleanze, governi di scopo, appoggi esterni e altra mercanzia consimile.

Adesso tocca al Presidente della Repubblica (che, per inciso, non invidio) avviare le consultazioni e, magari, affidare un mandato esplorativo.

Tutti gli altri commenti, le discussioni, le chiacchiere da bar e da salotto televisivo stanno a zero.

Dopo tante parole vuote, dopo le promesse iperboliche, dopo le accuse velenose, dopo i cori da stadio e le battute da caserma ho bisogno di un po’ di silenzio (lo dovremmo proprio istituire il silenzio post elettorale) per capire che strada vuole imboccare questo Paese e soprattutto per decidere se la strada che imboccherà mi piace o no.

Pasturo -Piani di Brunino

Dichiarazione di voto.

C’è chi oggi vota, c’è chi ha già votato (per l’Academy Award, il premio Oscar per intenderci)

Io saprei benissimo per chi votare.

Come miglior film scelgo “Dunkirk“, una pellicola che, per molti versi, mi ha emozionato come mi succede raramente al cinema: ho apprezzato il montaggio, la fotografia, la musica, la capacità di coinvolgere lo spettatore con pochissimi dialoghi, ma con un susseguirsi di immagini che restano nella mente e la trama spezzettata tra i tre luoghi, il molo, il mare e il cielo, che si alternano con un ritmo frenetico.

Spettacolare soprattutto è la sequenza delle barche da pesca e da diporto che attraversano la Manica per raggiungere le coste francesi e mettere in salvo i soldati.

Come miglior attore il mio voto va ad un convincente Gary Oldman che, nel film “Darkest Hour”, ha dato vita ad un credibilissimo Winston Churchill.

Per le altre statuette mi devo ancora documentare.

La Valletta (Malta)

Domani andrò a votare.

Andrò a votare e lo farò come ogni volta, dopo averci pensato su, dopo aver letto programmi ed ascoltato proclami, dopo essermi fatta un’idea (giusta o sbagliata: chi può dirlo?), ma so per certo che non andrò a votare “contro” (contro una persona, contro un’ideologia), ma andrò a votare “per”, nella speranza di operare per il bene del mio Paese e dei miei concittadini (anche di quelli che non la pensano come me).

Andrò a votare per esercitare un diritto che tanti, prima di me, si sono battuti per regalarmi e, per questo motivo, lo considero un dovere.

Andrò a votare con la stessa emozione e consapevolezza dei miei ventun’anni (perchè quando ero giovane non si votava a diciotto) quando, nel segreto della cabina elettorale, per la prima volta ho avuto la percezione di poter decidere per il mio futuro e mi tremavano le mani per il peso della responsabilità.

Ma soprattutto andrò a votare perchè, se non lo facessi, non avrei il coraggio di guardarmi allo specchio lunedì mattina.

Cavenago di Brianza (prove)

Quella musica….

Ascoltavo la musica dei Beatles da ragazzina e, a ben guardare, la ascolto ancora adesso perchè quando ho bisogno di rilassarmi, quando ho bisogno di un po’ di musica per riempire le ore di un viaggio in aereo, in treno, in metrò sono le loro melodie che mi accompagnano.

Le canzoni del gruppo di Liverpool sono state le colonna sonora  della mia adolescenza, era una musica orecchiabile, i testi erano semplici, anche per chi come me studiava francese, anzi sono stati la molla che mi ha spinto ad imparare l’inglese, anch’io, come molti, sono entrata in depressione quando, nel 1970, il gruppo ha annunciato che si sarebbe sciolto.

Oggi, quando ascolto la musica effimera che dura lo spazio di una stagione, mi rendo conto di quanto fossimo fortunati noi, ragazzi di allora, che ascoltavamo con leggerezza canzoni destinate ad entrare nella storia.

Torino - Mole Antonelliana - Museo Nazionale del Cinema

“Pertegà nus, fa via nef e mazzà gent,

l’è tutt laurà fa per nient.”: così recita un proverbio di quelli che si tramandano (per lo meno nella mia famiglia) dalla notte dei tempi.

La traduzione suona più o meno: “scuotere le noci, spazzare la neve e ammazzare la gente sono tutti lavori inutili” perchè le noci cadono per conto loro, la gente prima o poi muore e la neve inevitabilmente è destinata a dissolversi al sole, è solo questione di tempo.

E’ un proverbio tipico della civiltà contadina che era abituata ad adeguarsi al ritmo delle stagioni, che aveva una percezione dello scorrere del tempo e del suo utilizzo decisamente diversa dalla nostra.

E’ un proverbio nato in un mondo in cui, probabilmente, nevicava di più, tanto che i paesi restavano sepolti in una coltre di gelo, ma chi lavorava nei campi o percorreva lunghi tratti di strada a piedi o in bicicletta (i più fortunati) per andare a scuola o a lavorare, magari con gli zoccoli ai piedi, non si spaventava per qualche decina di centimetri di neve, si metteva in cammino consapevole che il freddo era freddo, che il tempo poteva dilatarsi a dismisura e che, prima o poi, sarebbe arrivato a destinazione.

Oggi, chiusi nelle nostre automobili riscaldate che scivolano su un velo di nevischio ci sentiamo a disagio, siamo in difficoltà,vorremmo che, per magia, la strada fosse pulita e asciutta,  magari con cumuli di neve ben allineati in modo pittoresco lungo il cammino.

Perchè la neve è accettabile solo se è pittoresca.

Moggio