Nel ventre oscuro della stazione Centrale di Milano c’è il Memoriale della Shoah, allestito proprio nel luogo da cui tra il 1943 3 il 1945 partirono quindici treni, treni che non comparivano sui tabelloni della stazione, indegni carri bestiame in viaggio verso la morte.
Percorrere il memoriale è un’esperienza coinvolgente, ma il luogo più toccante è il muro con i nomi, nomi di persone che su quei vagoni sono saliti, nomi che corrispondono a volti, mani, voci, sorrisi ed esistenze.
Percorro i nomi con lo sguardo soffermandomi su quelli di colore diverso, pochissimi come pochissimi furono i sopravvissuti.
Immagino quei nomi urlati in un appello osceno, provo ad immaginare i sentimenti nel sentire urlare il proprio nome lì, nel ventre buio della stazione.