Archivio mensile:Settembre 2017

Lungo il fiume, tra gli alberi.

Questo settembre alterna giornate piovose già quasi autunnali ad altre ancora calde e luminose e allora perchè non approfittarne per fare una bella passeggiata lungo l’Adda con due amiche con le quali è piacevole trascorrere qualche ora?

Facciamo un sopralluogo in vista della prossima gita scolastica (ops: visita d’istruzione) tra i luoghi dove, all’inizio dello scorso secolo, sono spuntate alcune fra le più belle centrali idroelettriche della nostra zona e dove è stato costruito l’ardito Ponte di San Michele che collega ancora oggi le due sponde del fiume.

Camminiamo lungo l’alzaia di buon passo, tra l’acqua e gli alberi, chiacchierando piacevolmente e godendoci i raggi del sole ancora inaspettatamente caldo, calcoliamo i tempi, annotiamo i punti dove è meglio che i ragazzi non si avventurino.

Mi piace questo angolo di fiume, tutto rapide e salti d’acqua,  dove il fiume scorre rombando veloce, mi piace ascoltare la sua voce, mi piace il suo colore che ha i riflessi del cielo e delle foglie.

Mi piace passeggiare, mi fa sentire ancora in vacanza.

Paderno d'Adda

Paderno d'Adda

Paderno d'Adda

Suoni.

Dopo più di due mesi di silenzio, rotto solo da qualche cinguettio e del rombo continuo dell’autostrada, il giardino della scuola si riempie di suoni, di voci, di saluti, di risate: sono i ragazzi che tornano in classe.

Con passo lento a gruppetti entrano quelli di terza, che intanto si raccontano l’estate, con l’aria di quelli che già hanno capito tutto, un po’ più celeri, magari spintonandosi quasi a perpetuare l’atmosfera della vacanza, arrivano anche quelli di seconda, anche loro la strada la conoscono già: suona la campanella, si aprono le porte e i ragazzi sciamano all’interno, dirigendosi nelle loro classi, mentre l’androne e il corridoio si riempiono di voci.

Ero già in classe, impegnata nella prima lezione dell’anno, e non ho visto entrare i ragazzini di prima, ma immagino la loro spavalderia che cela un po’ di agitazione, gli occhi curiosi che scrutano i nuovi ambienti e i nuovi visi, il procedere un po’ incerto verso le aule che li ospiteranno per i prossimi tre anni.

I ragazzi sono tornati in classe, gli insegnanti in cattedra: tutto è tornato al suo posto… come è naturale che sia.

Da Barzio a Introbio (occhi)

Forse per l’ultima volta.

Domani affronterò, quasi per la sessantesima volta, forse per l’ultima, l’emozione del primo giorno di scuola e lo farò come sempre: con un sentimento a metà strada fra la tristezza per la vacanza finita e l’attesa della nuova avventura.

Quest’anno si aggiunge una sensazione un po’ strana che nasce proprio dal fatto che questo che inizia dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere il mio ultimo anno di scuola, l’ultimo di una storia lunghissima nata nell’ottobre del 1959 quando, per la prima volta, ho varcato il portone di una scuola un po’ grigia di Milano.

Ho passato sui banchi, e poi tra i banchi di scuola, la maggior parte della mia vita e, francamente, faccio fatica ad immaginarmi altrove.

Quest’anno che inizia servirà anche a questo, ad accomiatarmi da una realtà che per tanti anni è stata la mia unica realtà: una realtà fatta di libri, di parole, di incontri, di relazioni, di conoscenza, di lavoro, di fatica, ma anche di gioia.

Ho un intero anno per imparare ad immaginarmi un’altra vita.

cavenago scuola

Il Vajont.

Quando si arriva a Longarone, viaggiando lungo la statale di Alemagna in direzione di Dobbiaco, all’improvviso sulla destra appare una valle stretta come una fessura chiusa da una diga di grandi dimensioni: si tratta della diga del Vajont.

La sera del 9 ottobre 1963 una frana di circa 260 milioni di metri cubi di roccia si schiantò, scivolando lungo il fianco del monte Toc, nel lago artificiale sottostante provocando un’onda immensa, di 250 metri più alta della diga, che si abbatté sull’abitato di Longarone in pochi minuti, causando la morte di 1917 persone.

Le cause e le responsabilità della tragedia, accertate dopo un lungo iter processuale, sono ben note, ma la conoscenza dei fatti è nulla in confronto al senso di devastazione e di vuoto che colpisce il visitatore che si trova a passare lassù, dietro la diga che chiude la stretta fessura della valle, e si trova ai bordi di quello che era un bacino artificiale, pieno d’acqua, e che oggi è un paesaggio lunare, disegnato dai resti della frana che, a distanza di tanti anni, è ancora visibile.

Il sentimento di umana pietà per le vite spezzate è relegato in secondo piano dal senso di rabbia e impotenza per un disastro prevedibile, ma non previsto, per le morti che potevano essere evitate, ma non sono state evitate da chi doveva vigilare e non ha vigilato.

Il Vajont può insegnare ancora molto a tutti noi.

Vajont (Belluno)

Vajont (Belluno)

Vajont (Belluno)

… E poi Malta.

Malta è stata una brevissima digressione durante il mio recente viaggio in Sicilia, una toccata e fuga affascinante in quest’isola nel cuore del Mediterraneo, un po’ Sicilia e un po’ Regno Unito.

Appena scesi dal catamarano si nota subito che le auto circolano al contrario, proprio come in Inghilterra, e per un po’ si continua ad avere l’impressione, un po’ destabilizzante, che viaggino contromano e bisogna concentrarsi prima di attraversare la strada e costringersi a guardare prima a destra (… è difficile liberarsi di un automatismo ormai consolidato).

In cima all’isola sorge Mdina (il riferimento a Medina è fin troppo evidente), l’antica capitale, con le viuzze silenziose su cui si affacciano balconi chiusi di sapore mediorientale.

La Valletta è invece animata e cosmopolita: vale la pena di mettersi in coda per visitare la Concattedrale di San Giovanni, nata come chiesa conventuale dell’ordine dei Cavalieri di Malta, ricca di sfarzose decorazioni in stile barocco, persino eccessive, che cela nell’Oratorio “La decollazione di San Giovanni Battista” del Caravaggio, drammatica ed emozionante.

E’ piacevole anche sedersi ad un tavolino della caffetteria più antica dell’isola e bere una bibita fresca e godersi la vista del mondo che passa.

Mentre il catamarano torna verso Pozzallo, all’ora del tramonto, raccolgo sensazioni ed emozioni, chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dalla musica e dai miei pensieri.

Mdina e Rabat - Malta

La Valletta (Malta)

La Valletta (Malta)

La Valletta (Malta)