Archivio mensile:Giugno 2017

Non suona la sveglia.

Una delle grandi libertà delle vacanze è non dover puntare la sveglia ( se non per non perdere un aereo) e magari alzarmi presto ugualmente, ma non perché devo rispettare un orario, ma perché  ho voglia di farlo.

Soffro sempre un po’ quando la sveglia mi strappa dal sonno e apro gli occhi di colpo e non so mai bene che giorno è e ci vuole un po’ di tempo prima di mettere a fuoco la realtà e allora non c’è dono più grande della suoneria della sveglia che resta in silenzio.

E’ una gran bella libertà che si unisce alla libertà di leggere un libro  a qualsiasi ora del giorno (e non solo alla sera prima di dormire) e alla libertà di leggere un libro un po’ sciocco o un po’ inutile o un po’ leggero, leggere senza impegno, senza neppur sforzarmi di capire e di ricordare.

La vacanza è questo:  un tempo sospeso nel quale è anche possibile annoiarsi o perdere tempo senza rimorsi.

La vacanza è uno spazio vuoto che non è obbligatorio riempire.

Val Biandino

Saluti.

Nell’ultimo collegio dei docenti  tira un’aria particolare, l’aria da quasi vacanza: si tirano le somme dell’anno scolastico appena concluso con lo sguardo già rivolto al prossimo.

Fa sempre caldo nella sala dove siamo accalcati, anche se i temporali degli ultimi giorni hanno mitigato un po’ le temperature, e non è facile concentrarsi perchè, anche se si stenta a crederlo, persino gli insegnanti adorano le vacanze e non vedono l’ora che squilli l’ultima, simbolica campanella.

Ci sono i saluti per i colleghi che si trasferiranno in altre scuole e soprattutto, con un po’ di malinconia, per i pochi fortunati che a settembre andranno in pensione.

Poi la riunione si conclude, ma non ce la diamo a gambe come succede di solito anzi restiamo lì, in giardino, a scambiarci saluti affettuosi, chiedendoci l’un l’altro come trascorreremo le vacanze e ci attardiamo quasi volessimo prolungare la rilassante sensazione di parlare di qualcosa che non siano i nostri allievi, o le valutazioni, o le competenze, o le centinaia di faccende burocratiche che fanno parte della nostra vita insieme.

In fondo vivere un anno fianco a fianco, per tante ore ogni giorno, non può non lasciare il segno.

cavenago scuola

Moussakà.

Non si può trascorrere qualche giorno in Grecia senza imbattersi nella moussaka, lo sformato di melanzane e carne così tipico delle terre elleniche, e quasi sempre l’incontro lascia il segno (nel mio caso sul giro-vita).

Non ho potuto fare a meno di assaggiarla e di ritrovare tutti i sapori così tipici del Mediterraneo.

E’ incredibile come, viaggiando sulle coste di questo grande mare chiuso dalla Turchia al Marocco, dalla Grecia all’Italia, si incontrino sapori così simili che ci raccontano la storia di incontri di cibi prima che di culture.

Assaporando i piatti a base di carne e verdure o i dolci fatti di mandorle, pistacchi e miele si comprende come le cose che ci uniscono siano più di quelle che ci dividono, come il cibo sia un denominatore comune di popoli che si dicono diversi e a volte ostili, ma che, quando si siedono a tavola, ritrovano gli stessi sapori e tradizioni comuni.

Moussakà Grecia

Wingardium leviosa.

Per celebrare i vent’anni della saga di Harry Potter ho deciso di caricare sul mio ebook reader i sette romanzi (perchè infilare in valigia i sette volumi sarebbe impensabile) e di rileggerli con calma a partire dal primo, inimitabile e inarrivabile, “Harry Potter e la pietra filosofale” comparso in Italia nel ’98 e diventato, in breve tempo, un successo tra i ragazzini della mia classe di allora.

Sembra ieri eppure il maghetto, in questi venti anni, si è conquistato un posto importante nell’immaginario collettivo dei giovani (e dei meno giovani) lettori che, ben presto si sono appassionati alle sue avventure, all’amicizia con Ron ed Hermione, al gigantesco Hagrid, al bizzarro, ma saggio, professor Silente, all’ambiguo Piton e persino all’innominabile Voldemort.

Col tempo sono arrivati anche i film, che hanno tolto un po’ di magia alla magia dell’immaginazione dando forme concrete ai visi e ai luoghi, ma la lettura (… e nel mio caso la rilettura) offre sempre nuove emozioni.

Mi attende una “magica” estate.

Sulle spalle dei giganti (la scienza nel Medioevo)

Pietre antiche.

Per anni ho studiato i poemi omerici e ho imparato a discernere le tracce della verità storica dal mito, ho amato personaggi e luoghi leggendari ben sapendo che sono leggendari.

Eppure aggirandomi tra le pietre antiche che raccontano i resti di un megaron o di un muro di protezione o di una cisterna, abbarbicate sul pendio di Itaca, l’isola greca che forse non ha nulla a che vedere con la patria di Odisseo, non posso resistere alla tentazione di farmi catturare dalla suggestione del mito.

E immagino Penelope, che nell’ombra del gineceo si industria a fare e disfare la sua tela, o Ulisse, ancora celato dalle vesti del mendicante, che freme nell’attesa della vendetta.

Quante storie raccontano queste pietre antiche.

Exogi - Itaca (Grecia) - Scavi

Exogi - Itaca (Grecia)

Il profumo della macchia mediterranea.

Il sentiero che porta alla spiaggetta è lungo e impervio e se non fosse per tutto quel mare turchese che riempie gli occhi potrei avere l’impressione di essere tra le mie montagne.

Anche la vegetazione è diversa, qui non ci sono rododendri e pini mughi, qui i pendii sono coperti dalla macchia mediterranea e si cammina tra gli arbusti dove schiere di ragni industriosi continuano a tessere le loro tele strappate dal nostro incedere faticoso.

Se capita che, per pochi minuti, si scateni un improvviso rovescio le foglie si accendono di colori brillanti, le ginestre punteggiano di giallo luminoso il verde e si spande nell’aria a un tripudio di profumi da far girare la testa: si passa dal ginepro alla salvia, dal mirto al timo, dal cappero al rosmarino, profumi che hanno un sentore antico come questa terra, come questo mare sul quale tutti noi, popoli del Mediterraneo, ci affacciamo da sempre carichi di speranze e timori.

E anche quegli arbusti sono lì da sempre e mi piace pensare che gli uomini che partivano per una lunga guerra o per conquistare il mare ne conservassero nel cuore il profumo.

Era quel profumo che guidava il loro ritorno.

Itaca (Grecia)

Itaca (Grecia)

La magia di Anogi.

Anogi è un minuscolo villaggio, arroccato in cima all’isola in un paesaggio carsico quasi lunare punteggiato da cipressi e macchia mediterranea e ulivi contorti,  è un piccolo insediamento di età medievale, sorto nei tempi lontani quando vivere troppo vicino alle coste poteva essere pericoloso e poi, a poco a poco, quasi abbandonato tanto da sembrare oggi un paese fantasma.

Bastano pochi minuti per visitarlo, ma il tempo sembra fermarsi quando si entra nella chiesetta bizantina della Panagia, ricca di affreschi dai colori brillanti e dalle forme inconfondibili, o quando, dopo una breve passeggiata, ci si trova al cospetto di imponenti monumenti megalitici che sembrano conficcati nel terreno dalla mano enorme di una divinità arcaica, o quando ci si ferma per un caffè alla greca in un piccolo locale che è al tempo stesso caffè ed emporio ed abitazione come avveniva anche nelle nostre campagne tanto tempo fa.

La magia di Anogi è tutta qui: nel tempo dilatato, nel silenzio, negli sguardi che scrutano senza farsi notare, nelle pietre antiche come il mondo.

Anogi - Itaca (Grecia)

Anogi - Itaca (Grecia) - Chiesa di Panagia

Anogi - Itaca (Grecia)

Il porto.

Alla mattina, quando il sole già da un po’ aveva iniziato a filtrare dalle persiane rigorosamente azzurre della mia camera, mi alzavo, mi vestivo in fretta e, senza neppure bere un caffè, mi avviavo verso il porticciolo di Frikes.

Il primo caffè l’avrei bevuto in uno dei piccoli locali affacciati sul mare.

Amo camminare e passeggiare nell’aria frizzante del mattino mi dà la carica, amo camminare nel silenzio e i villaggi di Itaca sono sempre molto silenziosi tanto da sembrare disabitati.

Lungo la riva si allineano le barche rientrate dalla pesca notturne, presidiate da uno stuolo di gatti dall’aria oziosa che attendono, con dignitosa compostezza, qualche boccone sfuggito alla pulizia del pesce e delle reti.

E’ questa l’ora in cui il mare ha il colore dell’alba e delle nubi ed è liscio e tranquillo, mosso solo da un leggero brivido di vento.

Passeggiare lungo la banchina è diventata subito un’abitudine piacevole, un piacevole modo di svegliarmi e di andare incontro al giorno.

Frikes - Itaca (Grecia)

Frikes - Itaca (Grecia)

Negli occhi e nel cuore.

Ho capito perchè Ulisse, nonostante la smania di conoscere e di vivere, tentasse con tutte le sue forze di tornare ad Itaca: l’isola è uno di quei luoghi che si fissano negli occhi e nel cuore e che lasciano, in chi si allontana, un’acuta nostalgia.

Itaca è un innamoramento fatto di colori, di bellezza, di silenzi, di piccoli villaggi che sembrano disabitati, di pietra, di altezze e di acque trasparenti dalle mille sfumature.

Itaca è il mito dell’inquietudine e del ritorno, è il porto in cui rifugiarsi dopo le peripezie della vita e da cui partire perché la vita non può essere solo una quieta serenità, ma è anche sfida e desiderio di superare il limite.

Pochi giorni trascorsi su quest’isola dura e pietrosa, ricca del fascino della leggenda, mi hanno fatto comprendere che Itaca non è solo un luogo fisico, ma anche un simbolo della vicenda umana sempre in bilico tra il noto e l’ignoto, tra il passato e il presente, tra il desiderio di partire e la dolcezza del ritorno.

Exogi - Itaca (Grecia)