Archivio mensile:Maggio 2017

Il tempo della carta.

L’ultima settimana di scuola è il tempo in cui si tirano le somme di un anno, sono i giorni delle relazioni finali nelle quali si ripercorre il lavoro svolto, anche se le parole scritte hanno la freddezza formale e quasi asettica della burocrazia e non bastano a raccontare il cammino di un anno di vita, le emozioni, le gioie, il piccoli trionfi, le disillusioni, i sorrisi che abbiamo condiviso.

All’inizio della mia carriera di giovane insegnante di belle speranze non esistevano i computer e allora scrivevo le mie scartoffie con una vecchia Olivetti e la carta carbone (che spesso inserivo alla rovescia), lottando con i martelletti che si incastravano se mi azzardavo a pigiare sui tasti un po’ troppo velocemente.

Spesso perdevo la pazienza e mi rintanavo in aula professori per scrivere a mano le mie relazioni che allora erano più creative e personali anche perché non c’era uno schema rigido da seguire.

Scrivevo le relazioni a mano come a mano scrivevo i giudizi sul registro e ogni tanto ripenso ai miei documenti, coperti dalla mia scrittura fitta e rotonda, che riposano nei recessi più bui dell’archivio della scuola e raccontano di altri anni, di altre vite, di altre condivisioni.

Oggi, con la tanto decantata dematerlializzazione, la carta è quasi scomparsa, le relazioni sono archiviate nel registro elettronico, a imperitura memoria di un anno di lavoro.

Moggio

Pochi giorni.

Ormai è cominciato il conto alla rovescia, calcolando che c’è di mezzo il ponte della Festa della Repubblica e che giovedì prossimo ci saranno grandi festeggiamenti i giorni di lezione “vera” sono proprio pochini.

Sono giorni roventi perchè là fuori c’è una temperatura da mese di luglio inoltrato e la concentrazione sulla grammatica e sui problemi dell’Italia post unitaria ormai è una pura utopia.

I ragazzi bevono come cammelli, sbuffano, si sventolano con tutto ciò che può sventolare, spalancano porte e finestre (salvo poi sbarrarle in fretta e furia non appena qualche insetto si avventura malauguratamente nell’aula) e diventano irascibili e intrattabili, come noi insegnanti del resto.

Certamente continuare a ripeterci come un mantra che fa caldo non aiuta, ma la temperatura è praticamente l’unica cosa a cui riusciamo a pensare … ancora per qualche giorno.

E poi potrebbe anche piovere.

Sole

Lake Como.

Passeggiando sul lungolago è difficile sentire parlare italiano perchè in questa stagione, già quasi estiva, ma non ancora del tutto estiva, sono pochi gli italiani in vacanza e allora si sente parlare inglese e tedesco, si incontrano donne e uomini dalla pelle chiara, che si arrossa, ma non si abbronza, dai capelli chiari e sottili, seduti su una panchina a contemplare il lago nella sua ora più dolce, quella del tramonto.

I laghi prealpini sono da sempre meta del turismo straniero ed in particolare il lago di Como, dopo l’arrivo sulle sue sponde di George Clooney, è amatissimo dagli americani: basti pensare che uno degli alberghi più famosi di Las Vegas (dove è stato ambientato il film “Ocean’s eleven“) si chiama proprio Bellagio, come la perla del triangolo lariano.

Posso capire la predilezione degli americani per il Lario, perché è un lago stupendo, incastonato fra le montagne, lungo e sottile, profondissimo, con le rive punteggiate di piccole cittadine eleganti e fiorite, un lago che ha ancora un fascino antico di riservata agiatezza, di benessere non ostentato, ma solido, di grazia e bellezza.

E questa meraviglia è proprio qui, nella nostra regione, tra le nostre montagne.

Dervio - Scuola di vela "Orza minore"

L’orologio.

Non sono capace di togliere l’orologio dal polso, anche in estate quando il sole cambia il colore della mia pelle lasciando un segno chiaro decisamente antiestetico.

Lo guardo spesso anche perché non riesco ad imparare a servirmi dello smartphone per sapere che ora è, ho bisogno del rassicurante movimento delle lancette che scivolano indifferenti da un minuto all’altro, da un’ora all’altra.

L’orologio scandisce la mia giornata, lo tengo sempre qualche minuto avanti rispetto all’ora esatta per essere sicura di non arrivare mai in ritardo a scuola, agli appuntamenti, ai miei impegni quotidiani.

Poi, quando cominciano le vacanze, continuo a portarlo al polso, continuo a dare un’occhiata al quadrante, ma è un’occhiata distratta perché la puntualità in vacanza non è più una virtù anche se avviene molto raramente che arrivi da qualche parte in ritardo.

Ho bisogno di avere consapevolezza del tempo anche se so bene che non posso controllare il suo scorrere.

Milano Stazione Cadorna

Notte sul lago.

Mentre i ragazzi si preparano per andare a letto passo qualche minuto fuori dalla casa, seduta su un muretto in riva al lago, le voci arrivano sempre più affievolite, le persiane si chiudono come palpebre sugli occhi stanchi, le luci si abbassano e l’acqua e il cielo sembrano ancora più scuri.

Il suono delle onde che si infrangono sulla riva accompagna i miei pensieri, le montagne scure sembrano scivolare nell’acqua mentre all’orizzonte le luci di una cittadina accendono mille riflessi sulla superficie del lago.

C’è pace, c’è quasi silenzio, c’è la notte che avvolge il paesaggio fino a dove riesco a spingere lo sguardo.

Ora anche per me è ora di andare a dormire.

Dervio - Scuola di vela "Orza minore"

Vele al vento.

Una delle classi prime nelle quali insegno ha partecipato, in questi giorni, al corso di vela a Dervio, sulle rive del lago di Como.

Il progetto prevede il viaggio in treno, che per i ragazzini di prima armati di valigia, zaino e sacco a pelo è un’avventura, poi, all’arrivo alla stazioncina di Dervio, la faccenda diventa seria visto che bisogna percorrere un tratto non indifferente di lungolago carichi di armi e bagagli.

Si arriva così alla sede della scuola velica “Orza minore” e, dopo una lezione teorica piena di termini nuovi da memorizzare e dopo aver imparato ad armare le imbarcazioni finalmente si salpa.

I ragazzini sono emozionati, ma attenti a compiere le manovre, tra virate e strambate, con precisione, affascinati nell’accorgersi che lo scafo ubbidisce ai loro movimenti e scivola sull’acqua con il fiocco e la randa che si gonfiano al vento.

L’esperienza della vela è estremamente formativa perchè permette ai ragazzi di comprendere l’importanza dell’ascolto e della concentrazione, insegna loro che “essere tutti sulla stessa barca” non è solo un modo di dire e poi insegna loro un po’ di autonomia visto che devono provvedere a collaborare in cucina, ad apparecchiare, a sparecchiare, a lavare le stoviglie, a rifarsi il letto e la valigia.

Al ritorno sono stanchi, ustionati dal sole, entusiasti per aver trascorso tante ore sull’acqua e incredibilmente felici.

Dervio . Sciola di vela "Orza minore"

Si prega di non farli girare.

Si chiamano Fidget spinner e sono il giocattolo del momento, almeno a giudicare dal fatto che in alcuni siti di e-commerce si esauriscono a vista d’occhio.

Servirebbero ad alleviare lo stress e a favorire la concentrazione nei momenti di particolare noia, come ad esempio le lezioni scolastiche (si sa che gli accordi di Plombières non sono un argomento particolarmente gettonato tra gli adolescenti).

Cosa usino gli insegnanti per alleviare lo stress e favorire la concentrazione, qualora si trovino al cospetto di una ventina di ragazzini intenti a fare girare l’ultima versione della trottola, resta un mistero.

Sicuramente sono troppo arcaica per riuscire a reggere davanti a tanti “giramenti” e, in attesa di riuscire ad entrare in empatia con i miei allievi, mi limito a sequestrare gli oscuri oggetti del desiderio.

Comincio ad averne una piccola collezione.

Sicuramente li restituirò a fine anno scolastico per permettere ai miei ragazzi di affrontare la noia e lo stress delle vacanze.

Palinsesti quasi estivi (ovvero il ritorno di Don Camillo e Peppone).

Quando si avvicina l’estate le televisioni tendono a concentrarsi un po’ meno sull’auditel, i palinsesti si fanno meno aggressivi  e si torna a rispolverare inossidabili “vecchie glorie” che comunque riscuotono sempre un po’ di attenzione.

In questo periodo quasi estivo, con temperature “simil-balneari” Rete4 ha rispolverato  (come accade credo ad anni alterni) i film ispirati ai romanzi di Guareschi e alle diatribe del parroco Don Camillo e del sindaco Peppone che si dipanano lente all’ombra del campanile, lungo il corso del grande fiume.

I cinque film, diretti da Julien Duvivier, Carmine Gallone e Luigi Comencini, furono girati negli anni fra il 1952 2 il 1965, per gli esterni la produzione si insediò nella cittadina di Brescello in provincia di Reggio nell’Emilia che ancora oggi conserva molti ricordi di quel periodo da “piccola Hollywood”.

Don Camillo ha il volto inconfondibile dell’attore francese Fernandel, mentre il sindaco comunista Peppone, dal baffo vagamente staliniano, ha i tratti bonari del viso di Gino Cervi.

Dopo aver letto e riletto i libri e dopo aver visto e rivisto i film li conosco praticamente a memoria eppure quando qualche televisione li trasmette non riesco a fare a meno di impiantarmi davanti allo schermo (cosa che in realtà mi succede abbastanza raramente) perchè le storie che raccontano, rigorosamente in bianco e nero, mi affascinano ogni volta.

Sono le storie di un’Italia contadina, uscita da una guerra di cui porta ancora le ferite, sono storie di uomini forti, coerenti, ma capaci di dialogare tenendo sempre lo sguardo fisso sul bene comune, sono storie di lotta politica e ideologica, di scontri, di dispetti, ma anche di amicizia e di grande rispetto.

Forse è per questo che non mi stancano mai.

Brescello

Brescello

Brescello

Per i grandi lettori di domani.

Oggi, nel parco del paese, sono spuntate due graziose casette gialle, una posizionata all’altezza degli occhi di un adulto, l’altra sistemata molto più in basso.

Si tratta di casette speciali, piccoli scaffali dove chiunque può collocare libri e chiunque può prendere in prestito libri, per sfogliarli, per leggerli magari stando seduti su una panchina all’ombra, per portarseli a casa e gustarli con calma.

La casetta più bassa, la “Little Free Library” è dedicata ai bambini, i piccoli lettori di oggi che diventeranno i grandi lettori di domani se impareranno a maneggiare questi oggetti misteriosi che ci fanno sorridere, ci fanno piangere, nutrono la nostra fantasia e la nostra intelligenza, ci insegnano a conoscere il mondo, ci insegnano a conoscere noi stessi, che possono diventare dei grandi amici e degli insostituibili compagni di viaggio.