Archivio mensile:Aprile 2017

Gita fuori porta.

Il giorno di Pasquetta (o meglio il lunedì dell’Angelo) è dedicato tradizionalmente alle gite fuori porta, ai picnic pantagruelici su prati smeraldini seguiti generalmente da salutari pennichelle o almeno così avveniva quando ero bambina e di solito, il giorno dopo Pasqua, la mitica 600 si inerpicava sulle strade del triangolo lariano alla ricerca di un luogo abbastanza erboso dove stendere una coperta, sparpagliare cibarie e profumo di frittata dovunque, condividendo cibo e spazi con orde di formiche.

Visto che vivo “fuori porta” ho deciso di trascorrere la giornata “dentro le porte” e così ho girovagato per Milano dalle mostre del Mudec in via Tortona (dalle parti di Porta Genova), fino alla darsena, dalle colonne di San Lorenzo, sempre affascinati, a piazza del Duomo con le sue palme in bella mostra, dal Castello Sforzesco alla deliziosa Palazzina Appiani all’Arena Civica.

Milano, oggi  illuminata dal sole e accarezzata da un venticello frizzante, è come sempre uno scrigno di bellezze, arte e cultura.

Milano - Mudec

Milano - Colonne di San Lorenzo

Milano - Arena Palazzina Appiani

Tra il dire e il fare.

Oggi è Pasqua  e molti parlano di pace, invocano la pace, desiderano la pace.

E intanto da qualche parte nel mondo missili vengono lanciati e un’auto-bomba esplode tra la folla in attesa di un po’ di speranza e affondano i barconi nel Mediterraneo e un bambino soldato imbraccia un fucile e qualche diritto civile, a scelta, viene negato..

Se non riusciamo a capire che il mistero della Resurrezione ci racconta il miracolo della vita che sconfigge la morte, dell’amore che cancella l’odio, della speranza che mitiga il dolore allora non troveremo la pace.

Non bisogna parlare di pace, bisogna amare la pace e bisogna “fare” la pace.

Buona Pasqua a tutti.

Roma

Se l’asino vola.

Lo scrivevo proprio pochi giorni fa reduce da una discussione con alcuni amici incontrati per strada e oggi il problema si ripropone in tutta la sua urgenza.

La Presidente della Camera Laura Boldrini, che ormai è un bersaglio preferenziale della demenza dei social network, denuncia l’ennesima “bufala” a proposito  della sorella che avrebbe lucrato sui migranti e che sarebbe andata in pensione giovanissima.

Che la sorella dell’onorevole Boldrini sia morta anni fa per malattia e che svolgesse una professione diversa non importa a nessuno, che infangare la sua memoria provochi dolore è secondario, quello che conta è indignarsi e rovesciare veleno (e magari guadagnarsi qualche migliaio di like e di condivisioni) e sentirsi  persone che stanno dalla parte “giusta” in un crescendo di malvagità e violenza verbale che fa spavento.

Oggi su Repubblica è comparsa la costernata difesa di un lettore che si dichiara indifeso di fronte al dilagare di notizie false, eppure sarebbe bastato verificare un po’ prima di dare sfogo alla propria indignazione.

Se ci dicono che “l’asino vola” non è indispensabile crederci, a volte basta alzare lo sguardo al cielo, a volte basta un briciolo di senso critico.

Milano - Celebrazione del XXV Aprile

L’ora del silenzio.

Una volta, quando le campane non erano mosse da avveniristici sistemi computerizzati, alle tre del pomeriggio del venerdì santo, mentre nelle chiese si celebravano i riti della Passione, qualcuno provvedeva a legare le funi delle campane perché nel momento della morte di Cristo la chiesa e il mondo entravano nel silenzio per uscirne, durante la Messa della notte di Pasqua, all’annuncio della resurrezione.

Il sabato santo era una giornata di silenzio: il silenzio del dolore, il silenzio della disillusione, il silenzio dell’attesa, il silenzio della speranza.

La chiesa, spogliata di tutti i suoi ornamenti e di tutte le sue luci, si offriva buia e silenziosa ai fedeli che, in punta di piedi, percorrevano la navata per inginocchiarsi davanti al sepolcro e per baciare le piaghe di Cristo.

Buio e silenzio per ascoltare, per riflettere, per pregare in attesa della gioiosa esplosione di luci e di suoni della notte.

Oggi non sappiamo più ritrovare quel silenzio: le campane sono ancora mute, ma intorno alla chiesa la vita continua a scorrere frenetica e rumorosa,.

Mentre dalla televisione provengono musiche e suoni ricordo il tempo della mia infanzia quando, il venerdì santo, la radio trasmetteva solo musica sinfonica e ascolto le parole vuote e talora inutili di oggi, ascolto i litigi, le urla, le risate e ritrovo il silenzio solo pigiando un tasto del telecomando.

Forse un tempo eravamo più devoti, più rispettosi, più ingenui, ma eravamo capaci di fermarci per due giorni a pensare.

Roma

Dante era svizzero?

Anche se siamo ormai in vacanza tutte noi ci siamo portate a casa un po’ di lavoro arretrato, di verifiche da correggere, di lezioni da preparare e continuiamo a comunicare, proprio come se fossimo in aula professori, raccontandoci le ultime novità dalle nostre classi, condividendo progetti, insomma, continuando a lavorare insieme.

Ho l’impressione che le vacanze non siano mai veramente “vacanze”.

Tra i messaggi arrivati oggi ce n’era uno veramente simpatico, scritto da una collega in modalità “correzione verifica di letteratura”, che diceva più o meno così: “Lo sapevate che la Divina Commedia è divisa in tre cantoni?”.

Ovviamente la confusione tra “cantoni” e “cantiche” è una delle classiche “cantonate” dei nostri ragazzi che spesso si producono in esempi di comicità involontaria degni di uno spettacolo di cabaret.

Così come ogni tanto confondono l’Innominato con “l’innominabile”, i kamikaze con il kamasutra, per tacere dell’apostrofo posizionato arbitrariamente nel nome di Lutero.

Forse i nostri ragazzi non sono un po’ superficiali e confusionari, forse sono semplicemente geniali.

aletschgletscher bandiere

I capponi di Renzo.

C’è aria di fine anno scolastico e per gli studenti di terza media e dell’ultimo anno delle scuole superiori lo spauracchio dell’esame sta diventando pericolosamente concreto.

E’ il tempo, per i più grandi, di cominciare il grande lavoro di ripasso, è il tempo di iniziare a immaginare l’argomento del tema d’esame e il Manzoni, come sempre, è tra i più gettonati.

Sarà forse per questo motivo che una delle pagine più cliccate di questo blog si intitola “La parabola dei capponi” e racconta della triste storia dei volatili portati da Renzo in dono al Dottor Azzeccagarbugli quando, nel pieno della crisi, si rivolge all’avvocato per ottenere qualche dritta e poter così eludere le minacce di Don Rodrigo e convolare a giuste nozze con la sua Lucia.

I capponi di Renzo sono una metafora efficace e vagamente ironica come lo sono molte delle immagini che il Manzoni usa per raccontare vezzi e vizi del genere umano.

Amo leggere e rileggere il Manzoni perché mi piace ritrovare tra le righe del Romanzo il suo sorriso un po’ sornione che riesce a tratteggiare figure immortali.

Chi sostiene che i “Promessi Sposi” sia un “mattone” dovrebbe provare a rileggerlo non con gli occhi annoiati da studente, ma mettendosi in ascolto della sua narrazione vivace e mai banale, della sua comicità leggera che affiora anche nelle pagine più drammatiche.

Lecco - luoghi manzoniani

Impreparato.

“Il ragazzo è intelligente, ma non si impegna” è il commento che, da che mondo è mondo, molti genitori si sentono ripetere come un mantra dagli insegnanti.

Succede, così come succede che, qualche volta, i ragazzi che non hanno studiato la lezione assegnata si dichiarino “impreparati” ed è un bel guaio.

Anche il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer probabilmente ha studiato poco e male la lezione di storia o forse (come spesso si giustificano i miei studenti) era assente quando è stata spiegata visto che oggi, parlando durante una conferenza stampa sui recenti avvenimenti in Siria ha affermato senza battere ciglio che “Neppure Hitler arrivò ad usare armi chimiche come Assad”.

Peccato che si sia dimenticato di qualche milione di esseri umani uccisi nelle camere a gas, come logicamente gli hanno fatto notare i giornalisti un po’ allibiti.

Evidentemente nella nuova Amministrazione degli Stati Uniti studiare un po’ e prepararsi in vista di un discorso è considerato un optional.

Auschwitz - Birkenau

In fabbrica.

Oggi, nel quadro del percorso di orientamento e grazie alla collaborazione dei Maestri del Lavoro di Monza e Brianza, con la mia seconda abbiamo visitato la Candy di Brugherio, una azienda storica del territorio, costruita nel 1961.

Gli studenti hanno visitato i capannoni della produzione accompagnati da un responsabile che ha illustrato loro, con dovizia di particolari, le fasi di creazione dei mobili e dei cestelli e l’assemblaggio delle varie componenti.

I ragazzi, anche se assordati dal rumore, si sforzavano di seguire con attenzione le spiegazioni per cercare di comprendere una realtà studiata sui libri, ma mai conosciuta dal vivo.

Sembravano particolarmente interessati alla catena di montaggio, ai ritmi di lavoro, alla difficoltà di restare in piedi per tante ore, alla ripetitività dei gesti, si guardavano intorno con sguardi stupiti, curiosi e forse anche un po’ smarriti.

La visita è stata un’opportunità per avvicinarsi al mondo del lavoro che conoscono solo per sentito dire e, mentre si svolgeva la visita, ho avuto modo di pensare a quante occasioni di crescita il nostro istituto riesce ad offrire loro.

Spero che ne facciano buon uso.

In fabbrica (Candy Brugherio)

In fabbrica (Candy Brugherio)

In fabbrica (Candy Brugherio)

Stracavenago 2017.

La giornata è splendida, la temperatura fa quasi pensare all’inizio dell’estate, nel parcheggio della scuola arrivano, prima alla spicciolata, e poi decisamente in massa ragazzi, bambini, genitori e nonni, a piedi o con i più svariati mezzi di trasporto (dallo skateboard, alla bicicletta, dal passeggino alla sedia a rotelle), mentre un gruppetto indomito di mamme provvede a registrare le ultime iscrizioni (è già da alcune settimane che lo fanno, con i loro banchetti davanti alla scuola in orario di uscita o al sabato mattina al mercato).

Quando viene dato il via alcuni volonterosi scattano in fuga, mentre la maggior parte dei partecipanti si avvia con calma, chiacchierando, verso Cascina Sofia.

La strada è ampia e tranquilla, si cammina volentieri tra il verde dei prati e degli alberi, magari cercando qualche macchia d’ombra lungo il percorso.

La Stracavenago è una buona occasione (oltre allo scopo dichiarato di raccogliere fondi per finanziare le attività della scuola) per passare un pomeriggio insieme, fare un po’ di moto godendosi il sole primaverile, scambiare qualche battuta con persone che magari non si incontrano da diverso tempo.

Partecipare è sempre un’esperienza gioiosa, vincere la corsa è tutta un’altra storia.

Stracavenago 2017

L’ho letto su Facebook.

C’erano una volta i giornali (o al massimo la radio) fonti di notizie da leggere, commentare in famiglia o al bar, i giornali che formavano “l’opinione pubblica”.

“L’ho letto sul giornale” era una specie di garanzia anche perchè, di alcune testate più celebri, si conosceva la competenza del direttore e lo scrupolo nella ricerca delle notizie da parte di giornalisti diventati celebri per le loro inchieste.

Poi la televisione, e in seguito le televisioni, ha preso il posto del giornale, le notizie hanno iniziato ad entrare nelle nostre case all’ora di cena e poi a tutte le ore, ma il moltiplicarsi delle informazioni non sempre ha contribuito alla completezza delle stesse e talvolta la corsa allo scoop, al sensazionalismo, è andata a scapito della serietà e del controllo delle fonti.

“L’ha detto il Telegiornale” lasciava qualche ombra di dubbio.

Poi è arrivata la rete e nella rete i social network e soprattutto Facebook e le informazioni si sono moltiplicate in modo esponenziale, senza più alcun controllo sulle fonti, sulla loro  veridicità, e ogni giorno leggiamo centinaia di notizie molte delle quali sono al gusto di “bufala”.

Se una notizia, vera o falsa che sia, poco importa, rimbalza condivisa da una pagina all’altra e riceve una miriade di like o di commenti (spesso deliranti) sembra diventare automaticamente vera.

Oggi, per strada, ho incontrato un gruppetto di persone che discuteva animatamente e, al culmine della discussione, uno degli interlocutori ha giocato il jolly: “L’ho letto su Facebook” ha esclamato trionfante.

Amen

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