Archivio mensile:Aprile 2017

Con occhi attenti.

Avevo parlato ai miei ragazzi, in occasione del “Giorno della Memoria”, delle “Pietre d’inciampo”, le istallazioni posate dall’artista tedesco Gunter Demnig in molte città europee per richiamare l’attenzione dei passanti sulle vittime della shoah.

Si tratta di placche d’ottone che recano il nome e le date di nascita e di morte di persone deportate nei campi di sterminio ed uccise, fissate nella pavimentazione stradale proprio davanti alle abitazioni dove avevano vissuto una vita tranquilla fino al giorno dell’arresto.

La scorsa settimana, percorrendo il Corso Magenta, ho avvisato i miei ragazzi che ci saremmo imbattuti nella pietra che ricorda Alberto Segre, il padre di Liliana Segre, deportata all’età di tredici anni e sopravvissuta ad Auschwitz, che i miei studenti conoscono bene per le sue testimonianze lucide ed toccanti dell’orrore.

E’ stato emozionante vederli soffermarsi per qualche istante in una sorta di silenzio compunto, così inusuale per loro.

Milano - Corso Magenta - Pietra d'inciampo

A bocca aperta.

E’ una gran bella esperienza leggere per i bambini, quelli piccoli, piccoli, che non sanno ancora leggere, e vedere le loro faccine intente, i loro sorrisi felici, le bocche e gli occhi spalancati per la curiosità e per lo stupore.

La biblioteca del paese dove vivo organizza periodicamente questi incontri di lettura per bambini fino a sei anni che sono un momento di festa per i piccoli spettatori, ma soprattutto per le lettrici.

I libri sono grandi, colorati, allegri, pieni di animali curiosi, di orsi imbranati, di gufi saccenti, di lupi timidi, le storie sono gioiose e i bambini ascoltano con attenzione, sdraiati sul grande tappeto, e partecipano, interagiscono, commentano e si avvicinano alla lettura come ad un gran bel gioco.

E’ un privilegio poter regalare storie e avventure e immagini e fantasia.

Cavenago di Brianza - Biblioteca

Sotto la pioggia.

Dopo un intero anno di uscite didattiche e viaggi d’istruzione felicemente soleggiati ieri la visita al Cenacolo Vinciano e alla chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore si è svolta sotto il monsone fin dalla partenza.

Il viaggio in autostrada è stato estenuante perché quando piove tutte le strade di accesso alla città si paralizzano misteriosamente, mentre nella vettura si diffonde un’atmosfera di umidità pesante.

Ma la prova più dura è stata muoversi a piedi per la città con sessanta ragazzini armati di ombrello tra i passanti frettolosi (anch’essi logicamente muniti di ombrello), attraversare le strade nei pochi secondi concessi dal verde dei semafori, saltando da una buca all’altra, da una pozzanghera all’altra.

D’altra parte, vista l’estrema difficoltà e i tempi biblici necessari per riuscire a prenotare la visita al capolavoro leonardesco, sarebbe stato impensabile rimandare la gita.

E così ce ne siamo andati a zonzo per Milano, sopravvivendo agli scrosci di pioggia, alle pozzanghere, agli ombrelli (rigorosamente made in PRC) distrutti nel giro di pochi minuti, agli improperi di quanti avevano la mala sorte di incontrare il nostro gruppo su un marciapiedi stretto e siamo tornati a casa, un po’ stanchi, molto fradici, ma tutto sommato contenti.

Milano - Cenacolo

L’imitazione è la più sincera forma di adulazione.

Oggi, mentre percorrevo il centro di Milano con i miei ragazzi sotto la pioggia battente, mi veniva da pensare a come dovesse essere affascinante vivere in città durante il Rinascimento, con i grandi edifici in costruzione, con Leonardo che divideva il suo tempo tra la sua vigna e il lavoro al Cenacolo, tra l’organizzazione di una festa in grande stile e le passeggiate lungo l’Adda.

La Milano di Ludovico il Moro doveva essere una città vivace, ricca,  e alla moda dove si respirava una atmosfera di ispirazione artistica, di potenza economica e di bellezza.

Immagino i visitatori del refettorio di Santa Maria delle Grazie, la chiesa scelta dal Moro per celebrare i fasti degli Sforza, appena completata dal Bramante, incantati davanti al grande dipinto, un po’ come lo erano oggi i miei ragazzi.

Il Cenacolo fu fonte di ispirazione anche per i pittori che operavano in quegli anni in città, come Aurelio e Giovan Pietro Luini che, nel decorare la cappella della deposizione di Cristo dalla croce nella chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore, dovevano avere sott’occhio le figure leonardesche.

In fondo l’imitazione è davvero la più sincera forma di adulazione.

Milano - Cenacolo

Milano - San Maurizio al Monastero Maggiore

Il dono della libertà.

Se ogni mattina, quando apriamo gli occhi, ci rendessimo conto del bene inestimabile della libertà, la libertà di pensare, di parlare, di muoverci, di scegliere capiremmo perchè è indispensabile impegnarci ogni giorno per difenderla.

In questa giornata che volge ormai al termine celebriamo la libertà e quanti hanno lottato per riconquistarla e per farcene dono.

La loro lotta e il loro sacrificio di uomini e donne, spesso giovani e pieni di speranza, sarebbero vani se sprecassimo l’opportunità di essere donne e uomini liberi.

La Festa della Liberazione dovrebbe ricordarci che la libertà si vive ogni giorno.

Milano - Casa della memoria

La stagione più bella.

Tra le mie montagne, in realtà, tutte le stagioni sono belle: lo è l’inverno soprattutto quando le cime si ammantano di neve (cosa che ormai succede sempre meno spesso), lo è l’autunno quando i pendii si accendono di mille colori, lo è l’estate con i suoi temporali e il cielo che, il giorno dopo, è azzurro azzurro e i prati che, il giorno dopo, sono verdi verdi.

Ma la primavera ha un altro fascino, il fascino del risveglio, della rinascita, di un nuovo inizio.

I prati si coprono di teneri fiori colorati e le montagne, sullo sfondo, cominciano ad ammantarsi di verde mentre le sottili nervature dei nevai brillano al sole.

E’ piacevole camminare perchè c’è il sole, ma non è troppo caldo, e c’è un venticello fresco che spazza via, con le nuvole, anche i cattivi pensieri.

Pasturo - Fondovalle

Il fascino del vapore

Le F.T.I. (Ferrovie Turistiche Italiane), soprattutto con l’arrivo della bella stagione, organizzano viaggi affascinanti su treni storici, trainati da locomotive a vapore tanto lustre da sembrare appena uscite dalla fabbrica.

Sono viaggi per forza di cose brevi, ma che hanno un profumo di antico e riportano ad un tempo in cui viaggiare in treno era un’avventura, un’avventura a passo lento che permetteva al viaggiatore di osservare il paesaggio, di lasciarsi incantare dallo scorrere pigro delle nuvole all’orizzonte.

Oggi i treni a vapore tornano sui binari, con il loro carico di storia, con le carrozza “centoporte” dai sedili di legno lustro, con il vagone postale, con il tender carico di carbone.

Un viaggio verso i laghi, o verso borghi antichi ha il potere di regalare una fiaba.

Milano - Treno storico

Milano - Treno storico

Milano - Treno storico

Le colonne di San Lorenzo.

Sono sopravvissute alle distruzioni dei Goti, agli assalti del Barbarossa, ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, sono lì da tempo immemorabile, testimoni di un’epoca in cui Mediolanum era una delle città più importanti dell’Impero ed è forse per la loro elegante, silenziosa antichità che i milanesi le amano.

Le sedici colonne ornate di capitelli corinzi chiudevano il quadriportico monumentale dell’antica basilica, innalzata probabilmente intorno al V secolo (anche se diverse fonti ne collocano la costruzione in tempi più remoti) con materiali di recupero come i blocchi di pietra delle fondamenta riciclati dall’anfiteatro demolito nel 401.

Probabilmente le colonne provengono da un tempio pagano che sorgeva nel sito di Santa Maria Beltrade, mentre i capitelli, diversi per dimensioni e stile,  provengono da due edifici diversi.

Anche se la loro storia è incerta e si perde nei meandri del tempo, oggi sono parte integrante della città e incorniciano con eleganza la basilica e la statua dell’Imperatore Costantino che sorge davanti alla facciata.

I milanesi, sempre frettolosi e indaffarati, passano quasi noncuranti davanti alle colonne che, invece, attirano la curiosità dei turisti, ma anche se non lo confesserebbero mai, ne vanno giustamente fieri.

Milano - Colonne di San Lorenzo

Se avessero avuto lo smartphone….

Si è adirato e non poco Sergio Pirozzi, il sindaco di Amatrice, nei confronti di coloro che visitano i luoghi devastati dal sisma e immortalano l’evento con un selfie.

Purtroppo il “turismo della tragedia” si è allargato a macchia d’olio dai tempi del delitto di Cogne con frotte di curiosi che si aggiravano attorno alla villetta, così come davanti al celebre cancello della casa di Avetrana, con gite turistiche davanti alla Concordia semi affondata o fra le macerie dei borghi devastati dai terremoti degli ultimi anni.

E’ naturale, di conseguenza, che i viaggiatori dell’orrore e del dolore si scattino un selfie a testimonianza di un inaccettabile “c’ero anch’io”, quasi a voler entrare a far parte della notizia, quasi per riceverne, di riflesso, un bagliore di notorietà.

Se la moda di scattarsi un selfie davanti ai monumenti è un po’ ridicola, mettersi in posa, con la bocca a cuore, davanti ai resti di una tragedia è indice di grande superficialità e insensibilità.

Ogni tanto penso, con un po’ di sconforto, a cosa avrebbero potuto fare i passeggeri delle scialuppe di salvataggio del Titanic se avessero avuto in tasca uno smartphone.

Bergeggi (ottobre 2011)