Archivio mensile:Marzo 2017

Il paese dei tulipani.

Nel nostro immaginario collettivo il fiore che simboleggia l’amore è la rosa rossa, ma non è proprio così: il vero simbolo dell’amore perfetto, eterno e disinteressato, almeno a giudicare dalle leggende popolari, è il tulipano.

Anche se siamo abituati ad ammirare le distese di tulipani che colorano i campi intorno ai mulini a vento olandesi, in realtà sono fiori che vengono da un luogo più lontano e più esotico: la Turchia.

Il nome “tulipano” deriva dal turco “tullband” turbante (o più in generale copricapo), forse proprio per la sua forma così caratteristica, mentre, secondo un’antica leggenda persiana, il fiore sarebbe nato dalle gocce di sangue di un giovane morto per amore.

Nel XVI secolo il fiore divenne molto popolare sulle rive del Bosforo e in Anatolia durante il regno di Solimano il Magnifico e dalla corte ottomana fu portato a Vienna, dove non riscosse un grande successo, e poi nei Paesi Bassi e in Inghilterra dove l’enorme richiesta portò il prezzo dei bulbi alle stelle.

Oggi, camminando sui soffici tappeti della Moschea Blu di Istanbul, gli stupendi fiori stilizzati deliziano lo sguardo ammirato dei fedeli e dei turisti che affollano l’elegante luogo di culto.

Istanbul

Senza parole.

Non ci sono parole per descrivere certi momenti quando, per esempio, alla sera mi ritrovo da sola con me stessa, dopo una giornata di lavoro, e ripenso alle ore trascorse, alle lezioni, ai miei ragazzi, che a volte mi fanno disperare e a volte mi riempiono di soddisfazioni, al mio lavoro che a volte mi pare ben fatto e a volte un po’ traballante.

Mi chiudo un attimo in me stessa e faccio il mio bilancio silenzioso, e faccio progetti e pensieri, e pianifico la giornata e mi organizzo con calma perchè mi piace che, prima di andare a dormire, i miei progetti e i miei pensieri siano ben ordinati.

Mi serve il silenzio per ritrovarmi, mi piace stare in silenzio e ascoltarmi e poi posso finalmente abbandonarmi al riposo, chiudo gli occhi e mi addormento.

Una nuova giornata mi aspetta,

Luna

Hanami.

L’Hanami è una tradizione antica che in Giappone si ripete ogni anno, da tempo immemorabile, quando cominciano a fiorire gli alberi, in particolare i ciliegi.

Hanami significa letteralmente “ammirare i fiori” ed è proprio questo che il popolo nipponico, sempre in equilibrio tra modernità è tradizione, fa ogni anno organizzando vere e proprie migrazioni verso le sessanta località dove il fenomeno della fioritura è più spettacolare e più poetico.

I fiori del ciliegio, così delicati ed effimeri, rappresentano per i Giapponesi il simbolo della fragilità, ma anche della rinascita e della bellezza della vita.

L’Hanami è un’occasione per celebrare la bellezza e la vita, per ritrovarsi, per consumare insieme un picnic a base di sushi confezionato in elegantissimi contenitori laccati con colori vivaci, annaffiato da birra e sakè all’ombra degli alberi fioriti.

Prima o poi riuscirò anch’io a camminare sotto quei rami carichi di fiori dai colori delicati, dalla bellezza struggente.

Milano - Expo 2015

Marzo.

Da qualche giorno c’è aria di primavera, in giardino sono spuntate le violette che dipingono macchie colorate nel verde tenero del prato, sui rami spogli brillano le prime gemme e il sole è caldo in modo quasi innaturale.

Tutto questo sole mi mette voglia di uscire di casa e di camminare, mi mette voglia di vacanze e di viaggi, mi mette voglia di conoscere e scoprire e allora comincio ad immaginare mete e paesaggi e provo il desiderio di chiudere una valigia e di rivivere l’ebbrezza di starmene seduta su un sedile (anche angusto e con poco spazio per le gambe, ma non importa), allacciare la cintura e guardare fuori dal finestrino la pista che scorre sempre più veloce fino a quando le ruote si staccano dal suolo e le ali fendono l’aria mentre l’aereo punta verso il cielo.

Non provo nessuna paura, provo solo l’emozione di ammirare il mondo dall’alto, provo un’incredibile sensazione di libertà.

Questa primavera così precoce rapisce la mia fantasia e mi fa volare lontano.

Marocco - In volo verso casa

Kiva dalla parte delle donne.

Da molti anni ho aderito a Kiva, il sito internet no profit che realizza un piccolo grande miracolo, quello di aiutare tante persone a creare imprese che permettano loro di vivere in modo dignitoso con le loro famiglie e nelle loro comunità.

Basta una piccola somma di denaro (25 dollari per l’esattezza) per creare un fondo che viene usato per realizzare un prestito d’onore.

Le persone che ricevono il prestito lo utilizzano per creare una piccola impresa, per aprire un negozio, per avviare una fattoria e si impegnano a restituire il denaro in piccole rate, poi, quando tutta la somma è stata restituita può essere utilizzata per un nuovo prestito.

Così facendo, con una piccola somma di denaro, è possibile aiutare tante persone a realizzare i loro progetti, a concretizzare i loro sogni, a costruirsi un futuro.

In vista del prossimo 8 Marzo Kiva ha deciso di lanciare una grossa raccolta fondi per finanziare  progetti creati e gestiti da donne in tutti i continenti.

Questo può essere un buon modo per celebrare in modo degno la festa della donna.

(per dare un’occhiata a Kiva basta cliccare qui)

Marocco - Marrakech

Qualcosa in comune.

Trascorriamo l’intervallo mensa in giardino, visto che c’è un po’ di sole, mi siedo sul muretto e, mentre i maschi e qualche ragazza un po’ più sportiva si impegnano in estenuanti tornet di calcio e pallavolo, tiro fuori lo smartphone e cerco un po’ di musica.

Mentre ascolto “City of star”, la canzone più orecchiabile del film “La La Land”, a  poco a poco le “mie” ragazze si siedono intorno a me, una afferra il mio telefonino e scorre i titoli delle canzoni.

Vorrei dirle che è inutile che cerchi la “sua” musica, visto e considerato che ho gusti musicali un po’ antichi, ma, mentre sto per aprire bocca lei si illumina e fa partire una delle canzoni più romantiche dello scorso millennio (quando lei non era neppure nata) e mentre si librano nell’aria le note di “My heart will go on ” di Celine Dionne, la canzone traditrice e strappalacrime del film “Titanic” le ragazze allargano le braccia mimando un improbabile Leonardo DiCaprio e una ancora più improbabile Kate Winslet.

E’ incredibile che si commuovano ascoltando una canzone del 1997, è incredibile che, nonostante tutto, abbiamo qualcosa in comune.

Milano Expo 2015

La bellezza nascosta.

Capita così, quasi per caso,  che il cielo, dopo una lunga giornata piovosa, si spezzi in squarci di azzurro strappati al grigiore e allora è bello camminare con il naso all’insù in cerca di frammenti di luce.

Capita così, quasi per caso, che all’improvviso gli occhi sfiorino dei rami secchi, ancora invernali, che su quei fazzoletti di azzurro disegnano trame sottili ed eleganti e ci si ferma un attimo  attoniti, stupiti dalla semplice bellezza della natura e grati per il dono della grazia che rallegra la vista e il cuore.

Oggi mi sono fermata per un attimo ad ammirare l’armonia di quel disegno che risvegliava in me ricordi di acquarelli orientali.

Ogni tanto fa bene cercare un po’ di bellezza e trovarla.

Rami

Ai fornelli.

Quando ho un po’ di tempo libero mi piace cucinare anche perché, sembra incredibile, ma mi piace mangiare e, possibilmente, mangiare bene.

In una giornata ventosa di pioggia  ci sono poche cose più appetitose di un piatto di pizzoccheri, ricchi di verdure e grondanti burro e salvia (… e per una volta facciamo finta che il colesterolo non sia un problema), soprattutto se il panorama fuori dalla finestra è tutto un susseguirsi di boschi e cime spruzzate di neve.

Per cucinare i pizzoccheri è indispensabile fare un giretto dal nostro fornitore ufficiale di formaggi d’alpeggio e procurarsi del Casera, o del Bitto oppure del Latteria (almeno di due stagionature diverse) e poi dedicarsi ad affettare finemente la verdura (possibilmente una bella verza).

In casa nostra c’è un rito: quando la pasta di grano saraceno e le verdure sono  cotte, dopo averle scolate ben bene, le dispongo a strati in una ciotola ampia, cospargendo ogni strato di cubetti di formaggio, di parmigiano grattugiato e di burro fuso aromatizzato con salvia e aglio, poi do una bella mescolata e porto tutto in tavola, possibilmente accompagnandolo con una bottiglia di vino rosso valtellinese, mentre si spande per tutta la sala da pranzo un profumo invitante.

Si tratta di un cibo ricco, calorico, da non consumare spesso, ma che, di tanto in tanto, è una vera delizia.

Milano - Porta Nuova