Giovani in viaggio.

La mia passione per il viaggio è nata tanto tempo fa, quando avevo solo diciotto anni (che allora significava non essere neppure maggiorenne) e il nostro Don (il sacerdote che aveva la responsabilità dei giovani del nostro oratorio) propose ad un gruppetto di una dozzina di ragazze e ragazzi, di età compresa tra i sedici e i ventitré anni, di trascorrere una vacanza di una ventina di giorni viaggiando attraverso l’Europa.

Nonostante le comprensibili, per quei tempi, preoccupazioni dei genitori alcuni di noi aderirono con entusiasmo e all’inizio del mese di agosto del 1971 partimmo, armati di un passaporto nuovo di zecca e di una chitarra, per un’avventura che ci avrebbe portato in Svizzera, in Germania, lungo il corso del Reno, nei Paesi Bassi e poi a Berlino, al di là del muro.

Non si trattava “solo” di una vacanza, ma di un percorso di crescita: durante il viaggio oltre alla visita delle città come Basilea, Strasburgo, Colonia, Amsterdam, Monaco incontrammo diversi gruppi di giovani e di adulti con i quali scambiammo esperienze e idee, incontrammo coetanei tedeschi e olandesi e gli immigrati italiani e i lavoratori della Mercedes di Stoccarda, visitammo il Consiglio d’Europa e il porto di Rotterdam e attraversammo la frontiera tra le due Germanie, la cortina di ferro che improvvisamente, per noi, smise di essere un capitolo dei libri di storia per diventare una ferita concreta nel cuore dell’Europa.

Forse durante quel viaggio non capimmo tutto, del resto eravamo così giovani e inesperti, ragazzini di un paesino della provincia di Milano alle prese con lingue diverse, cibi diversi, idee diverse, ma quella esperienza fu fondamentale perché ci mise in relazione con la diversità, con il mondo e ci insegnò a leggere la realtà con occhi diversi e con la mente più aperta.

Quando ripenso a quei giorni provo ancora un senso di gratitudine nei confronti di chi mi permise di vivere quell’esperienza: il Don, innanzitutto, e i miei impareggiabili genitori.

Strasburgo (Francia)

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