Praticamente indistruttibili.

Ogni tanto ho l’impressione che i bambini della mia generazione fossero praticamente indistruttibili, soprattutto se paragonati ai bambini di oggi.

Ad esempio non ricordo se nella casa della mia infanzia sia mai entrata una bottiglia di acqua minerale: quando avevo sete c’era il rubinetto, o le fontanelle o, addirittura, in montagna quella dei torrenti che, stando ad una leggenda metropolitana, diventava magicamente potabile se aveva fatto “tre salti”.

Se eravamo in vena di raffinatezze saltava fuori una confezione di “polverine” in busta (una azzurra ed una rossa) che andavano versate a tutta velocità nella bottiglia e  conferivano all’acqua (del rubinetto) un gusto piacevolmente frizzate.

Se mi facevo un bernoccolo la mia mamma ci spalmava un po’ di burro, in assenza del quale mi comprimeva il livido con una moneta (a cosa servisse è sempre restato un mistero).

Se cadevo e mi sbucciavo le ginocchia evitavo accuratamente di andare a piangere da mia madre che mi avrebbe disinfettato con una dose generosa di alcool, se c’era una fontanella inumidivo il fazzoletto, davo una sommaria pulita ai graffi e poi via, di nuovo a giocare.

Andavo a scuola a piedi, di solito da sola, trascinando una cartella pesantissima che reggevo con una mano e che mi obbligava a piegare la spina dorsale.

No credo di aver mai sofferto di allergie e intolleranze alimentari (e non ricordo fra i miei amici nessuno che ne soffrisse) a merenda mangiavo una fetta di pane spalmata di burro e allegramente cosparsa di zucchero.

Giocavo tantissimo, correvo tantissimo, camminavo tantissimo, leggevo tantissimo, non mi annoiavo mai e alla sera andavo a letto dopo carosello.

Eppure sopravvivo.

Moggio  fontana autunno

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