La monetina nella fontana.

“Ce sta ‘na leggenda romana
legata a ‘sta vecchia fontana
per cui se ce butti un soldino
costringi er destino a fatte tornà”

cantava Renato Rascel, innamorato di Roma e della sua bellezza, e così tutti si affollano intorno alla Fontana di Trevi, girano le spalle all’acqua e gettano una moneta  nella speranza di tornare un giorno a respirare l’aria della città eterna.

Intorno alla fontana si affollano visi di ogni parte del mondo, lingue di ogni parte del mondo, si scattano fotografie e selfie a centinaia, dalla mattina a notte fonda, si acquistano i souvenir esposti nelle bancarelle: elmi (di Scipio?) e statuette raffiguranti il Pontefice regnante (e anche qualcuno dei precedenti) o copie in plastica della Pietà Vaticana, lupe capitoline e David di Michelangelo (quello di Firenze per intenderci).

La fontana resta lì, imponente e indifferente, splendida nella sua incredibile bellezza, mischia la voce delle sue acque con il brusio delle migliaia di turisti che le passano vicino, che si soffermano, che la ammirano.

Non ho gettato la monetina nella fontana e non perchè non voglia tornare a Roma (tante volte sono tornata senza l’aiuto di riti scaramantici), ma perchè, in qualche modo, mi sembrerebbe di mancare di rispetto alla sua arte e alla sua storia.

Roma

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