La Medina di Marrakech è tutta un brulichio di persone, venditori e compratori, artigiani seduti sulla porta della loro piccola bottega intenti a svolgere mille mestieri, sarti impegnati in piccole riparazioni, dietro la loro macchina per cucire, antiquata come quella che usava mia nonna tanto tempo fa, tintori con i piedi a mollo nelle tinozze e tessitori chini su orditi finissimi, ortolani che ti offrono un fico d’india dopo averlo sbucciato in pochi secondi con grande perizia, barbieri e incantatori di serpenti.
E’ un mondo in perpetuo movimento che ti cattura e ti proietta in un passato che, a tratti, sembra davvero remoto .
Seduto sulla porta del suo bugigattolo oscuro vedo un uomo dal viso aperto e dagli occhi vivaci che con gesti attenti lavora pezzi di vecchi copertoni, ridotti a strisce, e con quel materiale povero fabbrica contenitori, anfore, ceste, vasi che i contadini, di passaggio al mercato, acquistano per poche monete.
Ha un viso antico questo artigiano, ma il suo lavoro di riuso di materiali di scarto ha un sapore incredibilmente moderno.