Il coraggio e la gioia.

Avrebbe voluto gareggiare a Londra quattro anni fa, ma era troppo piccola, questa splendida ragazza di diciannove anni con gli occhi chiari e limpidi, con il sorriso contagioso che fa dimenticare il corpo devastato da una malattia crudele e ha dovuto esercitare l’incredibile arte della pazienza per attendere l’edizione di Rio de Janeiro dei giochi Paralimpici.

Oggi Bebe Vio è salita sul tetto del mondo con il suo coraggio, con la sua forza, apparentemente senza far fatica vincendo la medaglia d’oro con la naturalezza che è propria degli dei.

Ma il traguardo che ha raggiunto oggi è costato fatica e duri allenamenti e coraggio e voglia di mettersi in gioco e perseveranza  nei momenti difficili.

Tutto questo lavoro oggi si stempera in un urlo di gioia, in un pianto liberatorio, in quel cantare l’inno nazionale accompagnando la musica con i cenni del capo, proprio come fanno i bambini che nel cantare l’inno di Mameli ci mettono tanto entusiasmo, ma anche tanta serietà.

Brava Bebe, la tua gioia oggi te la meriti tutta

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