Avevo bisogno di riposo.

Continuavo a ripetere di aver bisogno di riposo dopo un anno di lavoro e le notti trascorse nell’afa insopportabile della pianura, invase dalle zanzare e spezzate dai rumori della strada che attraverso le finestre spalancate sembrano amplificarsi.

Avevo bisogno di riposo, di dormire  sonni profondo senza interruzioni e devo dire che le mie montagne si sono messe d’impegno a darmi una mano.

Da due giorni piove, piove come se non ci fosse un domani, e grandina e tuona e gli scrosci sono tanto violenti da impedirmi di uscire di casa (a meno di non vestirmi come un palombaro) e non posso fare altro che starmene in salotto, davanti al camino (ebbene sì davanti al camino) con un libro e una tazza di tè, oziosa e quasi intorpidita.

E di notte, avvolta nel piumino, mi lascio cullare dal suono della pioggia che mi prende per mano e mi fa scivolare in un sonno ininterrotto e ristoratore.

Non si può dire che non stia riposando, ma forse anche il riposo può essere troppo.

Domattina mi auguro di trovare, con il primo caffè, una di quelle giornate terse che le montagne sanno regalare dopo un temporale.

Si può riposare anche leggendo su una panchina al sole.

Moggio

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