Rissa in Galleria.

La Galleria Vittorio Emanuele II , che collega Piazza del Duomo con Piazza della Scala, fin dalla sua inaugurazione, avvenuta nel 1876, è diventata il salotto buono della città, centro della vita della borghesia milanese che qui passeggiava, si dava appuntamento, frequentava i negozi eleganti, i caffè e i ristoranti scintillanti di luci.

Ancora oggi, benché sia percorsa a passo veloce da drappelli di turisti che sostano solo nell’ottagono per compiere un ben noto rito scaramantico (ai danni del povero toro simbolo di Torino) e intanto fotografano le vetrine più prestigiose, si possono  notare gruppetti di signori eleganti che discutono di politica e di finanza (o forse più semplicemente di calcio) e signore altrettanto eleganti che sostano in ammirata contemplazione delle ultime creazioni di Prada.

In Galleria si passeggiava agli inizi del ‘900 e anche oggi i milanesi rallentano il passo, orgogliosi della sua raffinata bellezza.

Proprio agli inizi del ‘900 (per l’esattezza nel 1910) Umberto Boccioni ambienta tra le luci della Galleria una delle sue prime opere, non ancora futurista, ma già ricca di quella ricerca del dinamismo e della velocità che caratterizzerà i suoi capolavori seguenti: “Rissa in Galleria”.

Nel quadro, conservato a Brera, si intravvedono due donne che si stanno accapigliando davanti alla buvette di Gaspare Campari, mentre, tutto intorno, la scena è animata da figure di uomini e donne che convergono verso il centro della rissa forse per dividere le due contendenti o forse solo per curiosare.

Nel quadro Boccioni ha saputo ricreare l’anima della Galleria, cuore della città, dove eleganza e ricchezza si mescolano alla quotidianità, dove le vite incontrano altre vite tra le luci sfavillanti e i marmi lucidi che ne rimandano i riflessi.

Milano - Brera

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