La musica nel DNA.

Da ragazza strimpellavo un po’ con la chitarra, ma avrei voluto imparare a suonare come suonava mio padre (… e come poi avrebbe fatto mio fratello), mi piaceva la musica, mi piaceva ascoltarla, mi piaceva cantare.

Mio padre suonava con passione e accompagnava le note con la sua voce limpida, la chitarra lo aveva accompagnato in Libia, durante la guerra, e in Sudafrica durante la prigionia e forse aveva contribuito a dargli un po’ di serenità in quei giorni bui, in cui era facile perdere la ragione.

Anche mio nonno strimpellava un po’: il mio nonno materno, di cui porto il nome, suonava il mandolino e anche lui amava la musica, in fondo era nato a Parma e, da ragazzino, aveva frequentato il loggione del mitico Regio.

La musica lirica gli era restata nel cuore e nelle orecchie e, benché sia morto quando ero molto piccola, ho nella mente il ricordo di mio nonno, seduto vicino alla radio, con un libretto d’opera posato sulle ginocchia e la mano che segue lieve le note.

Turandot è una delle prime fiabe che ricordo perché mio nonno me la raccontava spesso, accompagnando il racconto con il canto di alcune arie che, ancora adesso, risuonano nelle mie orecchie familiari come le filastrocche dell’infanzia.

Forse è proprio grazie a mio nonno e a mio padre che amo così tanto la musica, la amo in modo istintivo, senza saper suonare, senza saper leggere uno spartito, forse senza capirne molto, ma amo lasciarmi portare dalle note, perchè la musica per me è un luogo dell’anima, senza spazio e senza tempo, dove la mente si rasserena e tutto è armonia e bellezza.

Cavenago

1 pensiero su “La musica nel DNA.

  1. sontyna

    Sicuramente nelle tue vene oltre al sangue scorrono anche note musicali!
    Io invece appartengo ad una famiglia di pittori: era pittore mio nonno paterno, mio papà e due delle mie sorelle.
    Io, invece, non so nè suonare nè dipingere…ahimè!

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