Nel bunker.

E’ strano passare dal caldo di questa domenica di fine maggio, al freddo un po’ umido quasi da cantina del rifugio antiaereo della Breda, è strano passare dall’aria festosa piena di rumori del Parco Nord, ai sibili delle bombe, alle esplosioni che risuonano in queste gallerie dove il tempo sembra essersi fermato, è strano passare dalla luce del sole a questa penombra, rotta solo da rare luci, probabilmente molto più vivide di quelle di allora.

Agli operai non piaceva scendere nel rifugio, lo spazio era poco e con le porte di cemento chiuse c’era aria solo per due ore, gli operai avevano paura di fare la fine del topo sotto quelle volte apparentemente così fragili, quasi a fior di terra e preferivano scappare nei campi o addossarsi ad un pilastro portante della grande fabbrica che, tuttavia, in caso di crollo non li avrebbe protetti.

Il bunker racconta una storia di lavoro e di paura ed è uno dei pochi resti di quella che era una parte della grande fabbrica, in quest’area così fortemente industriale da essere un bersaglio fin troppo facile per i bombardieri inglesi, i potenti Lancaster del Bomber Command che tante incursioni compirono proprio sul triangolo industriale.

Stare lì, anche per pochi minuti, seduta su quella panca al buio dà una strana sensazione, la sensazione di rivivere un passato che non mi appartiene, ma che ho sentito raccontare dalle parole di tanti testimoni e anche dei miei cari, di mia madre che tante ore ha trascorso nel buio di un rifugio tra paura e speranza.

Milano Parco Nord - Bunker Breda

1 pensiero su “Nel bunker.

  1. sontyna

    Ci sono luoghi che sembra abbiano “assorbito” gli eventi di cui sono stati testimoni silenziosi, per poi ritrasmettere le sensazioni a chi li visita.
    Immagino che questo bunker sia uno di questi luoghi.
    Buona settimana!

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