Con il sole negli occhi.

Dopo aver coccolato per mesi l’idea di tornare a Venezia mi sono ritrovata lì, seduta ad un tavolino di un caffè sulle Fordamenta delle Zattere di Dorsoduro, con il canale della Giudecca di fronte e la luce del sole negli occhi.

Non mi va di infilare gli occhiali da sole, strizzo gli occhi, ma resisto perchè mi piace farmi avvolgere da questa luce chiara, mi piace sentire la carezza del sole, di questo sole da preludio di estate, di questo sole così innaturale per la fine di marzo.

Davanti a me l’acqua cambia continuamente colore, accesa da mille riflessi, intorno a me sento “ciacole” in tante lingue diverse, mi godo l’atmosfera oziosa di questa città straordinaria, dove le vie non si chiamano vie, ma calli e liste e rughe e mercerie e rii terà e salizzade e sotoporteghi, dove ogni passeggiata prevede il superamento di ponti “a schiena d’asino” impervi come passi dolomitici, di questa città tradizionalmente accogliente dove neanche il più straniero si sente veramente straniero.

Anche se la mia città è tanto diversa da questa città quando cammino tra le sue viuzze strette, quando attraverso un campiello tranquillo, un po’ estraneo rispetto ai circuiti del turismo di massa, quando mi incanto a guardare i colori dei panni stesi attraverso un canale, quando mi lascio affascinare dalla perizia consumata di un gondoliere che fa scivolare la sua imbarcazione elegante sul pelo dell’acqua mi sento bene, mi sento a casa.

Venezia Marzo 2016

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