Verifiche.

Quando, alla fine di un percorso, di un capitolo del libro di storia, di un’attività avviso la classe che intendo programmare una verifica di solito si levano alti lamenti e iniziano le contrattazioni sulla data (più in là possibile), sui contenuti, sulle modalità, insomma su tutto ciò che è (o potrebbe sembrare) contrattabile.

Vorrei rassicurare i ragazzi che le verifiche non sono il massimo divertimento per un insegnante: bisogna strutturarle con cura, calibrarne la difficoltà, scegliere il linguaggio e poi, quel che è peggio, bisogna correggerle.

Vorrei anche rassicurare tutti che l’obiettivo di un insegnante non è preparare un test difficile, che semini vittime e brutti voti: un insegnante non ama i fallimenti dei suoi allievi perché è consapevole che i fallimenti dei ragazzi sono, in realtà, fallimenti suoi e richiedono, se non altro, di riprendere il lavoro svolto per correggere gli eventuali errori, per chiarire ciò che non è abbastanza chiaro, per avviare un’attività di recupero.

Le verifiche, in realtà, sono un “male” necessario perché permettono di capire come si è lavorato.

E poi, quando vanno bene, sono una soddisfazione per tutti (grandi e piccoli).

pagella

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