Una certa età.

La mia mamma (novantenne peraltro) quando sente la mia voce un po’ stanca mi ammonisce: “Stai attenta, che hai una certa età”, sottintendendo che non sono più una ragazzina e che, ogni tanto, devo provare a mettermi in  pausa.

Sicuramente ho una “certa età”, anzi, a voler essere precisi ho “un’età certa”, quella dell’anagrafe che non perdona e, soprattutto da quando ho girato la boa dei sessant’anni, ogni tanto cerco di ripetermelo, specialmente quando mi accorgo che il corpo non riesce a tenere il passo con il cuore, con gli occhi e con la mente che dell’anagrafe se ne fanno un baffo.

Sì perché il mio cuore è ancora pieno di impulsi e di sentimenti che vogliono straripare e i miei occhi sono ancora pieni di stupore e la mia mente ha ancora le curiosità e la voglia di conoscere che spingevano me, bambina, a continuare a fare domande, domande che spesso, fatalmente, restavano e restano senza risposta.

E poi mi alzo in piedi e mi accorgo che le ginocchia scricchiolano e la schiena pure, mi guardo allo specchio e scopro ogni giorno una ruga nuova e vorrei andarmene da questo corpo che ha una “certa età” che non è la “mia” età e non mi rassegno a coccolare rughe e acciacchi, ma cerco di convivere con il tempo che passa su di me, in superficie, quasi senza intaccare la “ragazzina” che sono ancora dentro.

Finale ligure (libertà)

1 pensiero su “Una certa età.

  1. Rita

    Sì, bisogna convivere serenamente con i propri problemi. Un cordiale saluto ed un sentito ringraziamento per il Suo blog che leggo sempre con molto piacere.

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