Quand la luna la fa la curuna…

Quando la luna fa la corona (ha un alone iridescente), “la nev la se muntuna”, ovvero “la neve si ammucchia”.

Quante volte ho sentito mia nonna, in serate come questa, trarre auspici dall’aspetto della luna nel cielo, auspici che considerava assolutamente sicuri.

Sono cresciuta al suono del dialetto di mia nonna, un dialetto dolce in qualche modo nobilitato dal suo marcato rotacismo (quella “erre moscia” che ho ereditato da lei), un dialetto sonoro, ricco di suoni particolari, così simili alla lingua francese, un dialetto pieno di immagini colorite, spesso intraducibili.

In casa si parlava in dialetto (il che non mi ha impedito di imparare comunque l’italiano) e anche oggi, quando devo formulare qualche concetto particolare, il dialetto è ancora il modo migliore per esprimere la pregnanza di alcune immagini.

Quando studiavo all’Università il corso su Carlo Porta, “Le charmant Carline” come lo definiva Stendhal, mi ha permesso di riscoprire il dialetto della mia città, il dialetto di mia nonna, quei suoni così familiari della mia infanzia, i suoni che ho amato e che, quando riaffiorano nei miei ricordi, ricostruiscono un mondo di relazioni e di affetti.

E, a proposito, stasera la luna ha un vistoso alone iridescente: mia nonna guarderebbe il cielo in attesa della neve.

Luna

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