Einstein non ci sapeva fare col gelato.

Nel romanzo “Se il sole muore” di Oriana Fallaci, l’astronauta Pete Conrad racconta, alla giornalista che, quando era uno studente all’Università di Princeton, gli era capitato spesso di incrociare Albert Einstein.

Tra il divertito e il compiaciuto l’astronauta ricorda che una volta gli capitò di incontrarlo mentre passeggiava per il campus assaporando un enorme cono gelato ornato da una fragola matura, purtroppo, a causa di un movimento sbagliato, il gelato gli cadde di mano spiaccicandosi sul marciapiede, mentre il celeberrimo scienziato continuava a fissare il suo gelato ormai ridotto ad una miseranda brodaglia continuando ad imprecare.

Che Einstein non ci sapesse fare troppo con un cono gelato può essere una notizia divertente o curiosa o interessante, ma credo che nessun rotocalco dell’epoca abbia dedicato all’episodio un titolo, o un servizio fotografico o un trafiletto nelle ultime pagine.

Che un  ministro italiano, casualmente donna, casualmente giovane, casualmente graziosa, sia in grado di consumare senza difficoltà un gelato non mi sembra una notizia di rilievo, anzi, a ben guardare, non mi sembra neppure una notizia.

Che poi si approfitti di qualche scatto fotografico per imbastire un servizio “giornalistico” tanto volgarotto quanto inconsistente non mi sembra un fatto che meriti alcuna rilevanza.

Forse sarebbe stato preferibile ignorare il “reportage” , il rotocalco e la evidente provocazione.

Tutto il clamore che ha circondato la vicenda ha avuto, come unico risultato, di dare dignità di notizia ad una “cosa” (non saprei come definirla) che notizia non è.

Varenna

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