Propensione al letargo.

Il cielo grigio e umido, il selciato bagnato, le foglie che scolorano e si tingono di nuove tinte, come ultimi bagliori di vita, prima di staccarsi definitivamente dai rami e accumularsi dove le trascina il vento, l’aria freddina che ti  sfiora non appena spalanchi la finestra sono tutti sintomi che ci avvertono che l’autunno è tra noi e che ci attendono mesi sempre più freddi, giorni sempre più bui.

Oggi è proprio una giornata così e io guardo sconsolata il mondo fuori dai vetri chiusi e sento fortemente il desiderio di rintanarmi nel tepore della mia casa, in un angolo amico e di aspettare lì, tra il sonno e la veglia, che torni la primavera.

Purtroppo la nostra specie non è programmata per il letargo e io rabbrividisco all’idea di uscire di casa col buio, imbacuccata in sciarpe, guanti e cappello, di lavorare in classe con la luce sempre accesa mentre fuori, in giardino, gli alberi diventano sempre più stecchiti e il cielo si svuota, di respirare la nebbia che tutto avvolge e rende quasi inconsistente.

Oggi mi piacerebbe essere un orso.

Lago d'Endine

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