Ciò che non si insegna.

Oggi al parco ho assistito ad una scena di vita quotidiana che mi a fatto pensare.

C’era una bimba piccolissima, forse di meno di tre anni, che si aggirava alla scoperta del prato, sotto lo sguardo attento della nonna, soffermandosi con gridolini di gioia ad osservare i fiori gialli di tarassaco (quelli più normali e  un po’ anonimi che punteggiano i nostri prati).

Ad un certo punto ha allungato la manina e ha raccolto un fiorellino con lo stelo corto corto, come di solito fanno i bambini che hanno più interesse per la corolla e poi, tenendolo con somma attenzione, lo ha offerto alla nonna chiedendole, con un sorriso: “Sei felice?”.

La nonna è rimasta senza parole, ma si vedeva che non stava nella pelle per la gioia.

Io ho osservato la scena da lontano e mi sono soffermata a chiedermi se è possibile trasmettere ad una bimba così piccola lo stupore per i colori, per le forme.

Forse si può insegnare ad affinare il gusto per la bellezza, ma la sensibilità e la gioia del dono non si insegnano.

Uno deve averle dentro.

tarassaco

 

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