Di crollo in crollo.

Dopo la prima giornata di voto per le elezioni amministrative in molti comuni, fra i quali Roma, si registra l’ennesima flessione dell’affluenza.

Francamente faccio fatica a comprendere come ci si possa astenere dal votare per il governo cittadino proprio nella Nazione che ha visto nascere il libero Comune, certamente le nostre città non hanno più dimensioni da medioevo, ma il Comune è e resta il “pezzo” di stato più vicino al cittadino, quello a cui ci si rivolge in tante situazioni della vita quotidiana.

L’elezione del Sindaco, soprattutto nei piccoli comuni, è forse la più semplice e la più diretta: si sceglie una persona e la sua squadra di governo e, a differenza della Presidenza del Consiglio, un minuto dopo la fine dello spoglio si sa già chi sarà la persona che guiderà la comunità per i  cinque anni seguenti.

In molti comuni non si può neppure dire che non ci sia la possibilità di scegliere: basti pensare ai diciannove candidati di Roma e alla scheda record che oggi i pochi elettori che hanno votato hanno dovuto srotolare in cabina.

Riconosco a ciascuno il diritto di non partecipare al voto, ma credo che non assumersi la responsabilità della scelta non sia una forma di protesta, ma un preoccupante disinteresse per la vita della comunità in cui si vive.

Poi lamentarsi è inutile e sterile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.