Qualche giorno fa il Corriere della Sera online ha pubblicato una serie di immagini di luoghi abbandonati, edifici che spuntano nel nulla, invasi dalla vegetazione e devastati dall’incuria, lasciati lì a dissolversi nell’oblio e (forse proprio per questo motivo) carichi di un fascino un po’ misterioso: il fascino dei muri silenziosi che raccontano una storia incompiuta, un’idea inespressa.

Anche dalle mie parti, in provincia di lecco, c’è un paese fantasma lasciato in stato di abbandono: si tratta di un piccolo borgo, Consonno, che negli anni sessanta fu raso quasi completamente al suolo per fare posto ad una città di negozi e divertimento dall’aspetto fantasioso e dalle forme architettoniche più elaborate.

Tra gli edifici spiccava una galleria commerciale dall’aspetto vagamente arabo, con tanto di minareto che oggi ha un aspetto un po’ inquietante soprattutto se visitata in una giornata grigia, quando il vento agita le strutture metalliche che oscillano cigolando nel silenzio del luogo.

L’interesse per il progetto della città del divertimento si spense, dopo un iniziale entusiasmo, anche a causa di una serie di frane che spazzarono via la strada che collegava Consonno con Olginate e, a poco a poco, l’abbandono e l’oblio avvolsero gli edifici.