Esigo rispetto.

Chi mi conosce lo sa: non sono persona dai toni accesi, non sono abituata ad alzare la voce (neanche in classe) e ad offendere, mi piace sostenere le mie idee con la logica e con la dialettica.

Chi mi conosce lo sa (o forse no) sono quasi sessantenne, ho conseguito una laura in lettere ad indirizzo classico nel 1981 (in ritardo, lo so, ma durante il corso di studi mi sono sposata e ho sempre lavorato per mantenermi) presso l’Università degli Studi di Milano con una tesi dal titolo “Elementi pagani nella poesia di Prudenzio” (si può controllare la mia laurea è genuina).

Nel 1984 ho superato il concorso a cattedra con il massimo dei voti e sono diventata docente di ruolo di lettere nella scuola media (nel frattempo ho superato anche il concorso riservato per italiano e storia nella scuola superiore).

Da allora lavoro nella scuola a cento metri da casa mia e mi sono sempre impegnata a insegnare con passione e scrupolo consapevole di non essere solo una erogatrice di conoscenza, ma soprattutto un’educatrice.

Nei ritagli di tempo, lasciati liberi dal lavoro e dagli impegni familiari, ho cercato di impegnarmi in attività di volontariato.

Ho aderito al Partito Democratico fino dalla sua nascita e, da quattro anni, sono consigliere comunale (ebbene sì appartengo alla “casta” anche se, in verità, gravo sui conti pubblici per la folle cifra di settanta euro lordi all’anno), ho dedicato tempo ed energie al partito che ho scelto, sia nella fase delle primarie, sia durante la campagna elettorale perché convinta della bontà di un progetto e senza alcun tornaconto personale.

Ho sempre cercato di vivere rispettando le regole, pago le tasse, pago sempre il biglietto dell’autobus, non butto le cartacce per terra, non litigo con i miei condomini, cerco di essere gentile con tutti, restituisco i soldi in più quando mi danno il resto sbagliato, mi metto in coda, non cerco scorciatoie: in sintesi sono una persona assolutamente “normale”.

Per questo esigo rispetto, per questo non accetto che un politico mi insulti senza conoscermi, per questo non accetto di essere definita “una che ha la faccia come il c***” o “una morta che parla” o un “parassita”.

Pretendo solo che il mio voto, come quello di tutti i miei concittadini, sia rispettato: non ho venduto il mio voto, nè il mio cervello, nè il mio cuore, il mio voto è prezioso come quello di tutti gli altri italiani, è frutto di passione e di riflessione, è frutto dell’amore sconfinato che ho per il mio Paese.

Pretendo solo che chi ora pretende di rappresentarmi lo faccia ricordandosi che deve lavorare per il bene del Paese e che, comunque, è “un mio dipendente”.

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