Archivio mensile:Marzo 2013

Il sepolcro vuoto.

Per chi non crede, per chi non ha incontrato nella vita il dono (perchè di questo si tratta) della fede, questa domenica è un giorno come gli altri, con l’unico vantaggio del supplemento di festa di domani.

E nessuna parola, nessuna immagine può donare nulla più di questo.

Per me il sepolcro vuoto è la speranza realizzata della vita che sconfigge la morte.

E le parole nulla aggiungono alla gioia.

Buona Pasqua a tutti.

Varallo Sesia

Ehi! Dico a te.

Sì, sto parlando proprio con te, con te che seduto alla tua scrivania, dove trascorri operosamente la tua dura giornata di lavoro (logicamente in un’impresa privata, perchè quelli del “pubblico” non lavorano e, tanto meno, “operosamente”), inondi la tua pagina di facebook con un profluvio di post (che logicamente si interrompono durante la pausa pranzo).

Dico a te che twitti, retwitti e commenti sui giornali online sempre rigorosamente dal lunedì al venerdì (sempre e comunque in orario di lavoro).

Dico a te: “sistema l’orario del tuo pc altrimenti qualcuno potrebbe pensare che non sei così solerte nel tuo lavoro come sostieni di essere.

Oppure, in subordine, astieniti dal bollare chi come me lavora a scuola e non ha il tempo e l’opportunità di postare la propria visione del mondo o le soluzioni alla crisi globale mentre una ventina di ragazzini richiede attenzione e professionalità, astieniti, dicevo, dal considerarmi una “fannullona” privilegiata.

Grazie

 

Sei proprio un allocco.

Si badi bene: non ho intenzione di offendere nessuno (anche se il nervosismo e la stanchezza accumulati negli ultimi giorni mi potrebbero spingere ad usare termini tutt’altro che gentili).

Più semplicemente standomene qui, seduta sulla mia poltrona con vista sul bosco, al calare del buio, mentre sorseggio una tisana di rosa canina, mi raggiunge per la prima volta, dopo i mesi più freddi, il verso dell‘allocco.

E’ tanti anni che lo sento cantare di notte, non so se si tratti sempre della stessa creatura notturna, ma mi piace pensare di sì: mi piace pensare che il canto, ritmico e sempre uguale, che rompe l’incredibile silenzio dai boschi e mi tiene compagnia quando sto per scivolare nel sonno sia il canto dello stesso piccolo allocco che, ogni tanto, cerco di stanare puntando il fascio di luce della pila dove i rami sono più fitti.

Forse se riuscissi a colpirlo con la luce mi fisserebbe con gli occhioni sgranati e l’espressione un po’ interdetta grazie alla quale, nel parlare comune, allocco è sinonimo di “stupido”..

Probabilmente conosco degli umani molto più “allocchi” di lui.

allocco

Senza Governo.

L’ultima proposta del (non) leader dei pentastellati (l’espressione “grillini” la trovo repellente) è che il Paese , come è successo in Belgio, vada avanti senza un esecutivo, ma semplicemente con l’attività parlamentare.

Ora, a parte il non trascurabile fatto che l’Italia un esecutivo (anomalo, tecnico, azzoppato) ce l’ha, ma nel nostro ordinamento il Governo ha funzioni e responsabilità che difficilmente potrebbero essere surrogate dal Parlamento.

I miei allievi (anche i meno studiosi) hanno imparato che, fin dai tempi di Montesquieu, le democrazie compiute si basano sulla differenza e collaborazione dei tre poteri.

Ma loro sono ragazzini e cosa volete che ne capiscano di politica “alta”.

Ora che il segretario del PD Bersani ha rinunciato all’incarico, dopo un tentativo di rinnovamento che, tutto sommato, mi è sembrato onesto e responsabile (ma io sono di parte e non faccio testo), la palla , come si suol dire, passa al Presidente della Repubblica.

Intanto  il M5S si sente di aver già ottenuto un successo. “Noi abbiamo già vinto”, avrebbe affermato il capogruppo al Senato.

Mi chiedo chi ha perso, ma temo di intuire che non si tratta solo degli esponenti dell’odiata casta.

 

Ogni tanto…

Sono giornate un po’ tese, con un occhio puntato sulla situazione politica sempre più bloccata e tetra, con la primavera che non ne vuol sapere di decollare, con un vago senso di malessere che non se ne vuole andare.

Sono giornate in cui sembra che tutto vada storto.

E poi succede che, in un’ora di lezione un po’ sonnolenta, davanti ad una poesia di Montale (“Spesso il male di vivere ho incontrato“) i miei ragazzi riescono a stupirmi (lo fanno più spesso di quanto non si creda) e diventano incredibilmente intuitivi nell’analizzare le parole usate dal poeta, nel collegare immagini ed espressioni, nel “sentire” i sentimenti.

Meno male che ci sono loro, i miei ragazzi, che riescono a dare un senso al mio lavoro e a raddrizzare una giornata un po’ storta.

Sono soddisfazioni e non solo per me.

 

 

Tempi duri per l’elettore.

Nel nostro Paese, dal fatidico 2 giugno del Referendum istituzionale, si è quasi sempre votato nelle mezze stagioni, il voto non è mai (o quasi mai) stato troppo freddo o troppo caldo: nei mesi invernali non è bello, soprattutto per gli elettori più anziani o cagionevoli, recarsi al seggio sotto la neve o con temperature polari, mentre in estate non è piacevole abbandonare la spiaggia assolata per un week end elettorale.

Quest’anno una improvvida congiuntura ha portato gli elettori al voto in febbraio, un febbraio flagellato al nord dalla neve che si alternava alla pioggia monsonica (giusto per non farci mancare niente).

Ora può anche succedere che se non nascerà un governo ci ritroveremo a votare in piena estate (forse per confermare il luogo comune che “non esistono più le mezze stagioni”) e possiamo stare certi che si tratterà di un week end canicolare, con il cielo di piombo e temperature record su tutto il Paese.

Comunque , se torneremo presto al voto, sia con l’afa, sia  le prime bufere di neve, abbiamo una sola certezza: spenderemo un sacco di soldi perchè, lo sappiamo bene, la macchina elettorale è terribilmente costosa.

Spero solo che se lo faremo ci sia la possibilità di andare al voto con una legge elettorale che garantisca la governabilità.

Sarebbe ridicolo (e atroce) ritrovarci tra qualche mese con la stessa instabile situazione di oggi.

 

Anche questa è Milano.

Oggi ho partecipato ad una giornata di studio in Università Bocconi (un convegno dal titolo: “Art. 34 – “La scuola è aperta a tutti” I Bisogni Educativi Speciali e le risposte della scuola”) del quale parlerò più diffusamente in un’altra occasione.

Mi piacerebbe invece dedicare qualche riga alla sede che ci ha ospitato: uno splendido edificio di recente costruzione (inaugurato credo nel 2008) che raccoglie dipinti, sculture e istallazioni di arte contemporanea.

Ho approfittato della pausa caffè e della pausa pranzo per aggirarmi per l’edificio e ammirare le opere disseminate sulle pareti dei corridoi e delle sale: è stata un’esperienza veramente piacevole per gli occhi e per la mente.

Io ho vissuto la mia storia di studentessa universitaria in Via Festa del Perdono, tra gli eleganti chiostri rinascimentali e ho molto amato quegli spazi così vivibili (soprattutto nella bella stagione), ma oggi ho provato un po’ d’invidia per i bocconiani.

Anche la Milano delle Università è una gran bella Milano.

Le Battaglie (Arnaldo Pomodoro) Milano - Università  Bocconi

Per dirla tutta.

Se c’è un aspetto che proprio non sopporto del M5S e del suo Leader è la storpiatura dei nomi degli avversari politici: mi sembra un esercizio poco serio e poco divertente.

Comprendo (o, per meglio dire, comprendevo) che i soprannomi venissero coniati nell’ambito di quelli che erano, tutto sommato, spettacoli di un comico, ai quali, non lo nego, anch’io in passato assistevo con qualche divertimento e comunque con una punta di senso critico (che non guasta mai).

La satira politica prevede il dileggio dei potenti nella migliore tradizione dei “giullari” che, quando erano “buffoni di corte” attaccavano il potere del quale si nutrivano, mantenendo una condizione terza, in qualche modo “super partes” che permetteva loro lo sberleffo.

Quando però si scende dalle tavole del palcoscenico e si entra nell’agone politico non si può più pretendere di essere “super partes” e allora la modalità del dileggio diventa impropria.

Chiamare gli avversari politici “Gargamella” o “Psiconano” o il Capo dello Stato “Morfeo” non serve a rafforzare un’idea, a veicolare un progetto di società, a proporre un cambiamento, serve a mantenere l’attenzione concentrata su “parole d’ordine” senza che ne risulti arricchita la proposta politica.

Sicuramente è un modo per comunicare e continuare a far parlare di sé, sicuramente è un modo “creativo” di stare sulla scena politica, ma la politica non è un gioco, soprattutto se sono in gioco i destini di un Paese e dei suoi cittadini.