Laggiù, all’orizzonte.

Ci sono giornate come quella di oggi, frenetiche da togliere il respiro, piene di impegni: la scuola, innanzitutto, e poi il giro veloce per negozi perchè non si può restare senza pane, latte e giornale (il minimo sindacale), e poi una corsa in ospedale per una visita di controllo di mio marito, una veloce puntata in cucina e, mentre la pasta cuoce, c’è il bucato da stendere, il letto da rifare, mangio velocemente seduta sul bordo della sedia e poi, dopo aver caricato la lavastoviglie, si torna a scuola per i prescrutini, tra una riunione e l’altra faccio una scappata a trovare mia madre, scambio qualche chiacchiera con lei e poi torno a scuola per incontrare i genitori delle quinte (in agitazione per la fatidica iscrizione online).

Quando le venti sono suonate da un pezzo mi trascino in cucina, mettere in tavola del cibo commestibile richiede una fantasia e un entusiasmo che faccio fatica a reperire (il frigorifero ne è sprovvisto), non ho molto appetito, più che altro aspiro ad un divano comodo.

La giornata è stata lunghissima e intensa e solo raramente ho avuto la possibilità di alzare lo sguardo da terra, dai fornelli, dalle sudate carte, ma c’è stato un momento, mentre l’auto correva sulla tangenziale, in cui scrutando l’orizzonte ho visto le mie montagne, ammantate di neve, sbucare tra le nuvole e innalzarsi ai bordi di questa pianura troppo piatta.

Le mie montagne, così lontane, ma sempre vicine alla mia anima hanno avuto il potere, come sempre del resto, di riconciliarmi con me stessa, di regalarmi un po’ di serenità.

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