Archivio mensile:Gennaio 2012

In mare.

Di tanto in tanto, negli ultimi anni, abbiamo accarezzato l’idea di far una crociera nel Mediterraneo, mi intriga l’idea di farmi coccolare per una settimana, di oziare, tra un attracco e l’altro, leggendo le centinaia di libri che non riesco mai a leggere, ascoltando la musica che non ho il tempo di ascoltare: praticamente un sogno.

Gli unici inconvenienti sono la mia predisposizione al mal di mare e la difficoltà a mettere insieme un’intera settimana di vacanze perchè anche la badante di mia madre ha diritto almeno a due giorni di riposo ogni sette.

Non ho mai pensato, tuttavia che non fosse un modo sicuro di viaggiare, anche se ho visto un numero sufficiente di film sui disastri navali (veri o di fantasia).

Ora vedere quella enorme nave, coricata su un fianco come una balena spiaggiata, mi riempie d’orrore: penso a tutte quelle persone che si sono imbarcate in tutta serenità, convinte che i progressi tecnici e le norme di sicurezza potessero evitare gli incidenti che, immaginavo, più frequenti in mari meno tranquilli del Mediterraneo.

Si è trattato di un errore umano, forse, o di imperizia, o di superficialità, sta di fatto, però, che quella che doveva essere una tranquilla vacanza si è tramutata per molti in un incubo e per alcuni in una tragedia.

Il mare, gelido e impietoso, ha strappato la vita ad alcune persone (il numero purtroppo è ancora incerto) come troppo spesso rapisce i molti che affrontano una traversata disperata su imbarcazioni di gran lunga meno lussuose e con sentimenti diversi nel cuore.

Adesso sì.

Adesso sì: è arrivato l’inverno, non quello astronomico, ma quello che ti penetra nelle ossa e le percorre con un brivido che ti lascia addosso un lungo disagio.

Il cielo è sereno, ma il sole è pallido e non riesce a dissolvere la brina che l’umidità della notte ha posato sui tetti, sulle strade, sulle foglie secche del parco come una nevicata rabbiosa.

Si cammina per strada cercando un po’ di tepore nelle chiazze di sole, oasi luminose nel deserto di gelo, ma la passeggiata è breve: c’è solo voglia di richiudersi in casa e godersi il calduccio delle mura domestiche.

E il pensiero corre a quanti, costretti dalla miseria o ai scelte di vita difficili da comprendere, vivono la propria giornata fuori dalla sicurezza di una casa, buttati in un angolo della città sotto un cumulo di cartoni e di stracci.

Cavenago di Brianza

Memorie scomode.

A Roma, come in tante altre città europee, sono state poste delle piccole targhette in ottone, pietre d’inciampo, davanti alle abitazioni degli ebrei deportati durante la shoà.

Le ho viste anche a Praga, si tratta di  piccoli segni, solo un nome e due date, non è difficile ignorarle, non è difficile girare al largo, non danno fastidio, almeno apparentemente, si tratta solo di minuscoli, silenziosi appigli della memoria.

Eppure, evidentemente, a qualcuno danno fastidio visto che le pietre poste due giorni fa sono state divelte, così come in passato altre erano state imbrattate, evidentemente qualcuno pensa che non sia necessario ricordare, o che sia troppo scomodo.

Praga

Ricominciamo.

Come nella canzone tormentone di qualche anno fa con l’inizio del nuovo anno “ricominciamo” : ricomincia la scuola con la sua routine, con gli orari  sempre uguali e i problemi sempre diversi, ricomincia la vita quotidiana, con i lavori domestici, le mille commissioni da incastrare tra un impegno e l’altro, tutto ricomincia anche questo blog che ho un po’ trascurato.

Una vacanza, anche breve, anche trascorsa in luoghi che conosco fin troppo bene, ha il potere di regalarmi una nuova energia, una voglia di ricominciare che mi permette di affrontare le giornate con una carica insperata.

Ogni tanto, se l’energia comincia a calare, vado a rivedere le mie foto, le mie montagne, quei profili che conosco fin troppo bene, quei cieli limpidi così diversi dal cielo della pianura che ha tutto lo stesso colore e mi incanto ad osservare i particolari più minuti, come i merletti che il ghiaccio disegna lungo le ringhiere di un rifugio.

Chiudo gli occhi e mi sembra di essere là.

E mi sembra più accettabile persino restare qua.

Piani di Artavaggio

Quando arriva la neve.

In questo angolo delle Prealpi la neve, fino a ieri, non aveva fatto ancora la sua comparsa, a parte una leggera spolverata sulle cime, e così quando ieri, dopo una giornata piovosa, le gocce di pioggia si sono trasformate prima in timidi fiocchi e poi in una robusta nevicata, in paese tra i rari passanti c’era un entusiasmo quasi infantile.

Stamani la valle si è svegliata sotto un cielo limpido che dava risalto ai pendii candidi facendo brillare le piccole scaglie di ghiaccio.

Abbiamo preso la funivia per salire in quota e abbiamo camminato affondando i passi nella neve soffice con gli occhi pieni di luce e di sole.

La neve mi riempie di gioia e mi fa fare un tuffo nel passato quando quassù scendeva abbondante e mio padre portava me e mio fratello a sciare sui pendii intorno al paese, dove solo le tracce dei nostri sci rompevano la compattezza del manto nevoso, e la giornata si concludeva con i vestiti fracidi, le guance rosse come mele e una cioccolata calda coperta di panna montata.

Piani di Artavaggio (prima neve)

Benvenuti nel mondo reale.

Se non ci saranno inaspettati contrordini al loro rientro alla Camera i deputati dovranno affrontare nuovi sacrifici e un’era di sfrenata austerità: il caffè alla bouvette di Montecitorio costerà 80 (si pensi ben 80) centesimi.

Mi verrebbe da dire: “benvenuti nel mondo reale” se , nel mondo reale, il caffè non costasse già da un pezzo un euro.

Posso affermare che i rincari che dovranno sopportare i nostri deputati non mi impietosiscono e non mi appassionano, forse perchè sono distratta da altre quisquilie come l’ennesimo aumento del costo della benzina e dei pedaggi autostradali, l’introduzione dell’IMU,  i miei scatti di anzianità bloccati fino alle calende greche, la pensione che, come un miraggio, scivola verso l’orizzonte ogni volta che ho l’impressione di essere quasi arrivata.

Non credo tuttavia che i rappresentanti del popolo sovrano avranno il coraggio di recriminare anche perchè sono gli unici, di questi tempi, che possono decidere di aumentarsi lo stipendio semplicemente premendo un pulsante.

2012.

Non ho intenzione di fare buoni propositi per il nuovo anno, tanto non li mantengo (almeno nel passato è sempre stato così) e, di solito, me li dimentico nel giro di pochi giorni.

E poi questo anno si apre sotto i peggiori auspici: siamo nel bel mezzo di una crisi economica spaventosa, è un anno bisestile e, per di più, incombe la terrificante profezia dei Maya che, a furia di scherzarci su, si avvicina a grandi passi.

Con queste premesse c’è poco da fare buoni propositi, conviene invece tenere un profilo basso, non porsi traguardi irraggiungibili, ma andare incontro a questi giorni, densi di cupe premonizioni, con la voglia di vivere ogni momento, con entusiasmo, con il desiderio di cogliere e gustare ciò che di buono e di bello ci toccherà in sorte e di non lasciarci abbattere da ciò che di brutto e cattivo attraverserà il nostro cammino.

Buon anno a tutti e anche un po’ a me