Tanto tempo fa, quando frequentavo le scuole elementari, la maestra ci assegnò un tema con questo titolo: francamente non riesco neppure a immaginare cosa possa aver scritto, se non una retorica sbrodolata su foglie appassite, castagne, ultimi tepori del sole, uva che occhieggia tra i pampini, tuttavia alla mia maestra il tema deve essere piaciuto tanto è vero che fu pubblicato sul giornalino dell’istituto (e poi ritagliato e religiosamente conservato da mia nonna).

Allora ricordo che andavano molto i temi “stagionali” che richiedevano accurate descrizioni delle caratteristiche salienti dei vari periodi dell’anno e, in fondo, mi piaceva svolgerli perchè mi permettevano di raccontare le esperienze non solo della vista, ma di tutti gli organi di senso.

In genere mi piaceva scrivere perchè era un esercizio che non richiedeva particolari sforzi, le parole si affacciavano alla mia mente già belle ordinate e la penna (quella col pennino e l’inchiostro) scorreva veloce sul foglio senza tanti ripensamenti.

Mi piacerebbe ritrovare la scatola dei ritagli di mia nonna, mi piacerebbe ricordare come scrivevo, mi piacerebbe ritrovare questo aspetto della mia infanzia che ormai mi è sconosciuto.