Archivio mensile:Maggio 2008

Pagella online.

pagella“La pagella (beata lei) andrà presto in pensione” : ha affermato il neoministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, annunciando che l’uso delle tecnologie muterà radicalmente la vita degli italiani abolendo gran parte della documentazione cartacea che sarà sostituita dall’accesso ai dati online.

Io mi sono immaginata certi paesetti di montagna, dove la Rai si vede solo a patto di montare una parabola, il telefonini funzionano solo nei luoghi elevati e rigorosamente all’aperto e internet viaggia alla olle velocità di 56 k e mi son vista genitori in preda a crisi d’ansia nel tentativo di sapere gli esiti degli studi dei pargoli connettendosi nelle ore notturne (quando internet viaggia un po’ più velocemente), depressi davanti a schermate che richiedono tempi biblici per aprirsi sperando ti trovare nella parte superiore i dati che interessano (e non si creda che luoghi così non esistano…dove vado in montagna io la situazione è esattamente questa).

Immagino orde di genitori, in età non più verdissima, convinti di invecchiare serenamente senza dover mai imparare ad usare un pc, iscriversi a corsi di alfabetizzazione informatica per non farsi ingannare nel modo più bieco dai figli, magari non studiosissimi, ma esperti navigatori.

E poi vedo i giovani virgulti per i quali l’esibizione della pagella (possibilmente con risultati brillanti) a nonni e vecchie zie assicurava mance opulente doversi rassegnare a periodi di crisi economica irreversibile.

Toglieteci tutto, ma non la pagella.

Assisi, città della pace.

La prime impressioni dopo il viaggio “mordi e fuggi” ad Assisi si affollano nella mente, in attesa di trovare ordine, di decantare.

Negli occhi ho la basilica di San Francesco, bianchissima e baciata dal sole, che sembra posata sul piano verdissimo o illuminata e silenziose al cadere della notte, quando le ombre scivolano sull’elegante facciata.

Negli occhi ho il panorama immenso che si stende calmo ai piedi della collina, punteggiato di ulivi che fremono al vento.

Sento il rumore dei passi sulle pietre delle viuzze tortuose, sul selciato del sentiero che scende rapido a San Damiano, sui gradini impervi dell’eremo delle Carceri.

I pensieri si accavallano trascinati dai ricordi e lasciano un’incredibile sensazione di pace e serenità.

Assisi Basilica di san Francesco

Partenza.

La valigia è chiusa, la sveglia è puntata, alle cinque si parte (levataccia indispensabile, ma comunque traumatica).

Ce ne andiamo ad Assisi per il week end (lo so che due giorni sono pochi, ma purtroppo non si può fare diversamente, si deve pur lavorare), Assisi è una città che amo tantissimo, una perla incastonata in una delle regioni più belle d’Italia, tra le sue antiche pietre si respira un’atmosfera di bellezza, storia, civiltà e cultura come in pochi altri luoghi.

E’ bello lasciar spaziare lo sguardo sulle colline punteggiate di ulivi, è bello camminare nelle viuzze che, all’improvviso, si allargano in piazze bianche sulle quali si affacciano le grandi basiliche, è bello ripercorrere i passi e la vita di Francesco.

E’ tutto pronto: qualche ora di sonno e si parte.

Stradario della memoria.

La mia generazione sente ancora un brivido all’udire il nome di due vie: via Fani e via Caetani.

In mezzo c’era via Gradoli, ma quello lo avremmo scoperto solo più tardi.

E poi c’è piazza Fontana, piazza della Loggia, la galleria ferroviaria di San Benedetto in val di Sambro, via Carini, Capaci, via d’Amelio, la stazione di Bologna e tante altre, troppe.

E’ la toponomastica della memoria e del dolore.

L’oggetto misterioso.

Quando ero ragazzina passavo il mio tempo libero giocando (molto) e leggendo moltissimo, uscivo raramente con le amiche, magari facevo un giro in bici o a piedi per le vie del paese (per dare un’occhiata di straforo alla fauna maschile), ma poi rientravo a casa presto, perchè la libera uscita era piuttosto breve.

Passavo quindi molto tempo in casa e, dopo aver studiato, visto che la televisione nata da pochi anni non era molto appetibile, leggevo libri in quantità industriali.

La lettura mi appassionava al punto tale che cercavo di portare i libri anche a tavola (proibitissimo) e dopo essere andata a letto rubavo ancora qualche pagina leggendo con una minuscola torcia elettrica sotto le coperte illudendomi che i miei genitori non se ne accorgessero.

Leggere non era come studiare, i libri li sceglievo io, qualche volta su consiglio di un’insegnante, qualche volta perchè incuriosita da un titolo che solleticava la mia fantasia, leggere era un piacere allo stato puro e intanto, senza che me ne rendessi conto, mi aiutava a crescere.

Per questo mi dispiace che oggi, in molti casi, per gli adolescenti il libro sia un oggetto misterioso, che qualche volta, addirittura, incute timore e che le giovani generazioni si privino, inconsapevolmente, di un essenziale nutrimento per la mente e la coscienza.

E’ nato!

E’ stato varato il IV governo Berlusconi e, come succede per tutti i neonati, i commentatori politici, come un gruppo di vecchie zie, si danno da fare per capire a chi assomigli di più, ma , come succede per tutti i neonati, è un po’ presto per capire.

Prudentemente preferisco stare a vedere quali saranno i suoi primi passi, quali le prime parole che dirà, se sarà un bimbo robusto e sano o gracilino.

Per ora mi limito ad osservare con curiosità il ministro che mi riguarda più da vicino: il ministro Gelmini.

Scorrendo brevemente la biografia scopro che il “mio” ministro ha vent’anni meno di me (non mi era mai successo), e, a prima vista, essendo un giovane avvocato prestato alla politica, ho l’impressione che non abbia esperienze dirette del mondo della scuola, ma questo può anche non essere importante, è invece fondamentale che si circondi di collaboratori esperti dei problemi dell’educazione e della didattica e che, prima di mettere mano a riforme e controriforme, ascolti tante voci e tanti pareri, magari anche di chi, quotidianamente, tira la carretta.

Aspetto di vedere i ministri all’opera e auguro a loro (…e al paese) tanta fortuna e buon lavoro.

Quasi estate.

Il rientro dal lungo ponte non è stato facile, immergersi di nuovo nella routine del lavoro dopo dieci giorni di vacanza è quasi traumatico anche perchè la temperatura si è improvvisamente rialzata e i ragazzini si perdono, guardano fuori dalla finestra quasi imbambolati e si legge negli occhi di tutti il desiderio di correre nei prati.

In questi casi si apprezza il fatto di abitare in un paese che, pur distando una ventina di chilometri da Milano, pur trovandosi in una zona altamente antropizzata e industrializzata vicinissima ad una delle autostrade più trafficate d’Italia, ha conservato tante aree verdi ed è circondato dai campi.

Così anch’io ho ceduto alla tentazione di fuggire e, approfittando del caldo pomeriggio soleggiato, ho fatto una passeggiata tra i campi che, in questi giorni, si sono accesi di colori incredibili.

Sembra proprio che sia già arrivata l’estate.

fiori gialli

Non sono d’accordo.

Signor Presidente, mi spiace contraddirla, ma non sono assolutamente d’accordo con lei e non perchè non sia un fatto gravissimo la contestazione violenta della presenza di Israele alla fiera del Libro di Torino, ma perchè i due fatti non sono assolutamente confrontabili.

A Verona è stata spenta una vita nel modo più stupido e inutile (non che esistano motivi intelligenti per uccidere), un uomo è morto per noia, per desiderio di violenza, per delirio di onnipotenza, un uomo che pochi giorni fa viveva, lavorava, amava, rideva e piangeva come tutti noi e oggi non esiste più.

Chi ha ucciso non aveva un motivo (ma può esistere un motivo per uccidere?), aveva solo voglia di concludere la serata di un giorno di festa con un atto di forza e di sopraffazione che desse l’illusoria impressione di essere qualcuno, di contare qualcosa.

Provo dolore per l’ucciso, provo pietà per gli assassini, ma non credo che possa esserci perdono.

Dove abbiamo sbagliato?

Davanti a notizie terribili come questa mi chiedo dove abbiamo sbagliato e dico “abbiamo” perchè mi sento coinvolta in prima persona come genitore, insegnante ed educatore.

Non penso che sia sufficiente addossare la colpa alla società, alla televisione, a internet, alla “mancanza di valori” (tra l’altro quando si parla di “valori” il discorso è sempre generico e non si capisce mai bene a quali valori si faccia riferimento).

Sta di fatto che è cresciuta una generazione nella quale è difficile riconoscersi (logicamente sto generalizzando non tutti i ventenni sono così), ma intorno a noi, in mezzo a noi sono moltissimi quelli che si abbandonano alla violenza, che cercano lo sballo per i quali la vita umana, propria o altrui, vale meno che niente.

Non possiamo chiudere gli occhi o limitarci a condannare, dobbiamo capire e, se possibile, tentare di ricucire una rete di rapporti e modificare radicalmente i nostri comportamenti di adulti nella speranza di diventare modelli credibili e, per questo, autorevoli.

L’antitrust sui libri di testo.

Gli insegnanti alle prese con le nuove adozioni dei libri di testo avranno uno strumento in più, almeno queste sono le intenzioni e le finalità dell’azione dell’antitrust, una banca dati dove sarà possibile confrontare caratteristiche e prezzi dei testi.

In realtà la scelta dei libri, come ho avuto già modo di spiegare, è una faccenda complessa perchè bisogna tener conto di un gran numero di variabili, non ultima il tetto di spesa già da diversi anni fissato dal ministero.

Spesso accade infatti che di un testo venga presentato il primo volume, il quale di solito ha un prezzo adeguato che aumenta però, in modo abbastanza imprevedibile, negli anni successivi, quando non è così semplice cambiare adozione (generalmente, infatti, un testo dovrebbe essere mantenuto in uso per almeno un triennio, a meno che non si riscontrino gravi errori di carattere scientifico o metodologico).

Mi sembra più interessante, invece, l’impegno assunto da parecchie case editrici di utilizzare supporti diversi da quello cartaceo che rappresenterebbe un risparmio non indifferente.

Da parte nostra, nella scuola dove insegno, abbiamo quasi concluso l’esperienza di un anno di insegnamento dell’italiano senza  libro di testo: si è trattato di un lavoro non facile, ma molto interessante perchè siamo riusciti a creare un repertorio di testi calibrati sulla classe, vicini all’esperienza e agli interessi dei ragazzi, estremamente flessibili tanto che i colleghi che inizieranno un nuovo ciclo il prossimo anno hanno intenzione di proseguire la sperimentazione, magari estendendola anche al libro di grammatica e di geografia.

C’è ancora tanto lavoro da fare, ma credo che abbiamo imboccato la strada giusta.