Già, oggi è arrivata anche su questo angolo remoto di Prealpi, fitta, rabbiosa, sulla manica scura della giacca stampa fiocchi perfettamente geometrici, che sembrano disegnati da un bambino.

Mi perdo ad osservare la neve che vola leggera portata dall’aria gelida, non si tratta di una nevicata abbondante, ma, col passare del tempo, copre tutto quanto con un sottile velo impalpabile.

Per strada incontro un bambino che trascina al guinzaglio un cagnolino riottoso, il bimbo guarda in su, sporge la lingua e assapora la neve, mi viene una botta di tenerezza, anch’io lo facevo da bambina, quando l’aria era pulita e la neve non inquinata, lo farei volentieri ancora, ma mi vergogno un po’, allora cammino veloce per uscire dal paese e, quando sono sicura di essere restata sola, assaggio la neve.

Non so descriverne il sapore, che è quello tipico dell’acqua di fonte durante il disgelo, ma mi mette allegria: basta una nevicata per tornare bambini.