Archivio mensile:Dicembre 2007

Presepe dei blogger 2008.

Come lo scorso anno partecipo al “Presepe dei blogger 2008” organizzato da Kblog.

Questa volta ho adottato un personaggio un po’ particolare, cioè il “mitico” Dottor House, il medico psicolabile, così se qualche figurina del presepe dovesse accusare qualche disturbo, per carità niente banali influenze, ma soltanto malattie rare, possibilmente autoimmuni, non dovrà preoccuparli più che tanto, il nostro eroe entrerà in azione prescrivendo una serie infinita di esami diagnostici e discutendo le possibili cure con l’inseparabile (per questa stagione) staff.

Pazienza se insulterà gli altri pastorelli minacciandoli con l’immancabile bastone, si sa che il personaggio non è caratterizzato dal “buonismo” natalizio.

Chi è interessato a partecipare al presepe televisivo dell’anno può dare un’occhiata qui.

Finalmente a casa.

Dopo una giornata (e buona parte della notte) passata a cercare di traslocare il blog, non senza qualche difficoltà, dopo ore trascorse nella scelta del tema, delle foto e dei colori, dopo tentativi di allineamento di oggetti che non volevano saperne di allinearsi, finalmente sono tornata online con il mio blog in una nuova veste grafica.

Aspetto commenti.

Attentato!

In linea (si fa per dire) con il periodo natalizio e con i cenoni in agguato la mia migliore amica, che per questioni di privacy e di timidezza non ama essere citata, mi ha fatto un regalo un po’ particolare.

Io sono sempre stata convinta che non sia necessario spendere cifre mostruose per regalare tiare di diamanti o chalet in Svizzera, ma che il regalo, soprattutto il regalo di Natale, debba venire dal cuore, debba far piacere più a chi lo dona che a chi lo riceve perché il suo significato è “ti voglio bene e, in occasione del Natale, ho pensato a te e a una cosa che possa farti piacere”.

Si può quindi immaginare quale sia stata la mia gioia e il mio stupore nel vedermi recapitata una pantagruelica torta al cioccolato appena sfornata e farcita con una crema alla panna, un vero attentato alla mia linea, ma sicuramente anche un segno di attenzione e di affetto.

E’ bello sapere che c’è qualcuno che ti vuole bene ed è ben deciso a coccolarti: alla linea penserò dopo l’Epifania (che, come si sa, tutte le feste e i conseguenti cenoni porta via).

torta al cioccolato

Caro Signor Ministro.

Leggo su LaRebubblica le Sue accorate parole sulla situazione degli allievi della Scuola Media italiana, mi rallegro per i fondi stanziati per avviare corsi di recupero per i ragazzi e di aggiornamento per i docenti che, cito testualmente, “sarebbero un po’ troppo un troppo vecchi per offrire un insegnamento “moderno”, io insegno lettere e i trent’anni li ho passati da un bel po’.

Vorrei però comunicarLe alcune mie considerazioni, a prescindere dal fatto che i miei allievi, benché siano in prima, sanno benissimo perché si alternano il giorno e la notte (e persino perché si alternano le stagioni).

E’ vero: il corpo docenti si è invecchiato e non sempre noi poveri insegnanti abbiamo il tempo e la voglia di aggiornarci, forse perché, almeno per quanto mi riguarda, abbiamo speso tempo, risorse ed energie mentali a cercare di recepire ed applicare le ultime riforme del sistema.

E’ vero: non siamo molto “moderni”, soprattutto noi che ci ostiniamo a pretendere di insegnare la grammatica (così simile a quella dell’ottocento) la storia e la geografia usando sistemi antidiluviani come le spiegazioni, gli schemi, la lettura dei libri di testo, lo studio delle fonti iconografiche, delle tabelle, delle carte geografiche, dei grafici, la proiezione di filmati, la ricerca in internet, l’uso della lavagna multimediale.

E’ vero: apparteniamo ad una generazione che entrava in classe con una preparazione pedagogica quasi nulla, forte solo della laurea nella disciplina più o meno corrispondente, e oggi non siamo molto migliorati, abbiamo da offrire solo un’esperienza quasi trentennale conquistata, però, unicamente sul campo.

E’ giusto quindi che lasciamo spazio alle nuove generazioni, ma, visto che molti come me non si rassegnano all’idea di passare a svolgere mansioni d’ufficio, Le resta una sola possibilità per risolvere il problema…ci mandi in pensione.

Avviso ai naviganti.

Da oggi (e per i prossimi giorni) potrebbe presentarsi qualche problema di visualizzazione del blog perché sto traslocando e intanto ne approfitto per modificarne l’aspetto.

Ci si vede!

Amo la musica.

Davvero! Non è un modo di dire: io amo profondamente la musica, senza distinzioni, mi piace tutta, ma proprio tutta, quella sinfonica, quella operistica, il rock, il blues eccetera eccetera, la musica mi accompagna durante la giornata, quando studio, quando mi rilasso, quando cammino, anche se, ogni tanto, soprattutto in passato, non sempre è stato così.

Quando ero una giovane di belle speranze abitavo nella casa dei miei genitori, che è poi la stessa dove sono tornata a vivere, con la mia famiglia, qualche anno fa, allora era un condominio abitato da coppie abbastanza giovani con figli in età variabile tra i sette e i quindici anni, io frequentavo già l’università e passavo molte ore della giornata chiusa nella mia stanza a studiare.

In un periodo non particolarmente fortunato è successo che i quattro bambini dei due appartamenti posizionati al piano sottostante il mio iniziassero contemporaneamente a studiare il pianoforte.

Intendiamoci, mi piacciono molto le sonate per pianoforte, ma decisamente meno gli esercizi propedeutici allo studio dello strumento: ricordo ancora con un discreto raccapriccio le lunghe ore di scale ascendenti e discendenti che accompagnavano, come un’indesiderata colonna sonora, i miei pomeriggi di studio.

L’unica alternativa consisteva nell’alzare a “paletta” il volume del mio stereo con il discutibile risultato di rincitrullirmi completamente.

In seguito ho abitato porta a porta con un aspirante suonatore di trombone, un sassofonista nottambulo, e alcuni flautisti assortiti.

Dopo l’ultimo trasloco godo di un invidiabile silenzio, i ragazzini di tanti anni fa sono cresciuti ed hanno deposto tutte le velleità musicali, spero solo che i figli non aspirino a frequentare un corso di cornamusa.

Ultima settimana.

L’ultima settimana di scuola, prima delle vacanze natalizie (ma anche prima di quelle pasquali e di quelle estive), è durissimo fare lezione.

I ragazzi sentono nell’aria il profumo della festa e si distraggono, se la giornata è nuvolosa gli sguardi vagano persi fuori dalla finestra in cerca di un fiocco di neve, perché i ragazzi hanno una passione sfrenata per la neve e non vedono l’ora di uscire in giardino e giocare.

L’orologio nel corridoio sembra rallentato, il tempo non passa mai nell’ultima settimana prima delle vacanze, ma paradossalmente non sembra bastare mai.

I ragazzi di terza sono impegnati nei colloqui per l’orientamento e la scelta della scuola superiore, perché bisogna raccogliere le idee in fretta, al ritorno, dopo l’Epifania, ci sarà poco tempo per decidere e perfezionare la preiscrizione: è il momento in cui bisogna sciogliere i dubbi, ma è anche il momento in cui i dubbi diventano più tenaci e vengono anche ai fortunati che non ne avevano.

Dall’aula di musica arrivano i cori dei canti natalizi, bisogna fare in fretta perché lo spettacolo serale, quello nel quale, tradizionalmente, si scambiano gli auguri con i genitori, si avvicina a grandi passi.

Da parte mia sto cercando di concludere alcuni argomenti che assegnerò da studiare durante le vacanze, non molte pagine in realtà, perché so bene che tortura per ragazzi e famiglie siano i compiti delle vacanze: ho sempre pensato che le vacanze debbano essere veramente vacanze e i compiti le rovinano, logicamente, soprattutto ai ragazzini più studiosi e scrupolosi, i quali si meriterebbero davvero un po’ di riposo.

Ancora qualche giorno e poi, dopo esserci abbracciati e salutati con entusiasmo, ce ne andremo fuori dalla scuola: qualcuno passerà le vacanze a casa, qualcuno tornerà nelle regioni di provenienza (alcuni giovani colleghi stanno già programmando estenuanti trasferte per poter trascorrere le feste in famiglia), qualcuno sceglierà mete esotiche e altri, come me del resto, approfitteranno per riposare un po’ in montagna.

Insomma il Natale quando arriva, arriva.

campanile

Gelo.

Niente da dire: il freddo è arrivato, con un po’ di giorni di anticipo sull’inizio astronomico dell’inverno, alla mattina le automobili parcheggiate per strada esibiscono uno spesso strato di brina lucente, il cielo è quasi completamente sereno, ma il sole ha un aspetto malaticcio, sembra gelato anche lui.

Ieri mattina c’è stato persino un tentativo rabbioso di nevicata, ma i fiocchi leggerissimi, trascinati dal vento, non riuscivano quasi a toccare terra.

Non ho fisicamente il coraggio di andare fino allo stagno, appena fuori dal paese, ma immagino che si sia già formata una sottile crosta di ghiaccio, sulla quale le paperelle sospettose zampettano in modo buffo, tentando di mantenere l’equilibrio e di decollare senza danni.

Non sono ben sicura di essere già preparata a queste temperature, di solito il freddo mi prende abbastanza alla sprovvista, quando non ho ancora riesumato dai cassetti berretto e guanti, allora cammino per strada con i muscoli irrigiditi, nel tentativo di non disperdere il calore del corpo.

Dopo l’inverno, non inverno, dello scorso anno quest’anno mi sembra che il clima stia facendo sul serio e a me viene un improvviso desiderio di letargo.

laghetto ghiacciato

Moleskine.

Anch’io porto sempre con me il taccuino nero, il mitico compagno di viaggio e di avventure di bella gente come Picasso, Van Gogh, Hemingway e Chatwin e amo pensare che uno l’usasse per buttar giù gli schizzi, un altro per appuntarsi i dialoghi interiori del vecchio pescatore Santiago e un altro ancora per fissare in brevi frasi l’incanto della Patagonia.

La mia moleskine è un po’ il mio blog ante-litteram, la uso per scrivere le mie impressioni, per indagare sui miei sentimenti, per ricordare ciò che non voglio assolutamente dimenticare, ci tengo biglietti da visita, scontrini accartocciati, biglietti di cinema, spettacoli teatrali, autobus, treni, battelli e funivie e tutte le “cartacce” delle quali faccio fatica a privarmi, perchè sono un’inguaribile sentimentale e mi piace restare ancorata ai miei ricordi.

Mentre il blog è pubblico il mio taccuino presenta l’indiscutibile vantaggio di ssere privato e quindi posso scrivere, senza alcuna reticenza, anche delle persone, chiamandole con il loro nome, senza problemi di rispetto della privacy mia e altrui e in qualche modo mi sento più libera.

Negli ultimi dieci anni ho acquistato e debitamente riempito sino all’inverosimile una mezza dozzina di moleskine, che ora riposano in un cassetto della scrivania, strette da un robusto elastico, l’ultima è molto recente e quasi intonsa, viaggia sempre con me in un sacchetto di seta, passa dalla maxi borsa che mi martirizza la spalla sinistra, alla borsetta da sera, allo zaino da montagna, perché in qualsiasi momento e in qualsiasi occasione può scapparmi di scrivere.

…E’ quasi la mia coperta di Linus.

moleskine

Seconda serata.

Qualcuno riesce a spiegarmi per quale misterioso motivo, in seconda serata, vanno contemporaneamente in onda, su Rai Uno la lettura del primo canto della Divina Commedia, interpretato con la consueta maestria da Roberto Benigni e su Rai Tre “Correva l’anno”, la trasmissione di approfondimento storico di Paolo Mieli, imperniata sulle biografie di Rommel e Montgomery?

Perchè devo annoiarmi per un paio d’ore, combattendo contro la sonnolenza serale, in attesa che la televisione si decida a trasmettere qualcosa di decente e poi mi trovi a dover scegliere fra due programmi che mi interessano?

Perchè non esiste, almeno in Rai, un canale dedicato all’approfondimento, alla musica, alla prosa, alla storia così, se uno decide scientemente di farsi del male con un po’ di cultura, non deve per forza tirar tardi in attesa che si concludano fiction, quiz e reality?

Ma soprattutto perché continuo a pagare il canone?

Già perchè?