Caro Signor Ministro.

Leggo su LaRebubblica le Sue accorate parole sulla situazione degli allievi della Scuola Media italiana, mi rallegro per i fondi stanziati per avviare corsi di recupero per i ragazzi e di aggiornamento per i docenti che, cito testualmente, “sarebbero un po’ troppo un troppo vecchi per offrire un insegnamento “moderno”, io insegno lettere e i trent’anni li ho passati da un bel po’.

Vorrei però comunicarLe alcune mie considerazioni, a prescindere dal fatto che i miei allievi, benché siano in prima, sanno benissimo perché si alternano il giorno e la notte (e persino perché si alternano le stagioni).

E’ vero: il corpo docenti si è invecchiato e non sempre noi poveri insegnanti abbiamo il tempo e la voglia di aggiornarci, forse perché, almeno per quanto mi riguarda, abbiamo speso tempo, risorse ed energie mentali a cercare di recepire ed applicare le ultime riforme del sistema.

E’ vero: non siamo molto “moderni”, soprattutto noi che ci ostiniamo a pretendere di insegnare la grammatica (così simile a quella dell’ottocento) la storia e la geografia usando sistemi antidiluviani come le spiegazioni, gli schemi, la lettura dei libri di testo, lo studio delle fonti iconografiche, delle tabelle, delle carte geografiche, dei grafici, la proiezione di filmati, la ricerca in internet, l’uso della lavagna multimediale.

E’ vero: apparteniamo ad una generazione che entrava in classe con una preparazione pedagogica quasi nulla, forte solo della laurea nella disciplina più o meno corrispondente, e oggi non siamo molto migliorati, abbiamo da offrire solo un’esperienza quasi trentennale conquistata, però, unicamente sul campo.

E’ giusto quindi che lasciamo spazio alle nuove generazioni, ma, visto che molti come me non si rassegnano all’idea di passare a svolgere mansioni d’ufficio, Le resta una sola possibilità per risolvere il problema…ci mandi in pensione.

4 pensieri su “Caro Signor Ministro.

  1. filo

    Qualche volta mi chiedo se “sono un’insegnante” o “faccio l’insegnante”.
    Dopo tanti anni di energie profuse nella scuola fino a identificarmi con un’alta percentuale in questo ruolo che ho curato e aggiornato di continuo, anche quando gli aggiornamenti non erano incentivati, sono propensa a dire che sono un’ insegnante, ma dopo una giornata infernale come quella di oggi ( otto ore di scuola per sostituire la collega ammalata più festa natalizia)mi sento vicina al”bern-out” e lascerei volentieri il mio posto a qualcun’altro!

  2. Erica

    Sono un’ex insegnante di ed. tecnica,in pensione da molto tempo (19 anni).Da quando ho scoperto il tuo blog ti leggo sempre con piacere e rivivo le tue situazioni.Devo dire che non ho mai avuto nostalgia dei miei alunni:probabilmente ero arrivata ad un punto di saturazione.Ricordo con poco piacere i collegi docenti e i vari consigli di classe; mi sembravano spesso delle inutili perdite di tempo. Non invidio voi, che siete ancora in servizio, a “lottare” per riuscire a “educare” le nuove generazioni.Coraggio il tempo passerà.Auguri!

  3. Ariss

    Che cosa intende il ministro Fioroni per insegnamento moderno?
    Perchè a me la parola moderno suscita sentimenti contrastanti. Da un lato mi viene in mente l’oggi, il presente con le sue caratteristiche: la velocità, il multimediale, internet; mentre dall’altra parte vedo la superficialità della velocità, la freddezza del multimediale, l’anonimato di internet. Se questo si aggiunge la pretesa di conoscere i ragazzi psicoanalizzandoli come se fossero una categoria e non individui, allora mi è chiaro il perchè delle loro deficienze scolastiche.
    I ragazzi di oggi saranno più svegli, più “scafati” alle cose della vita, ma trovo che manchino di concentrazione, di memoria, insomma di cervello perchè l’hanno affidato alla modernità.

  4. mammamsterdam

    Mio padre che era e faceva l’insegnante di scuola media di vecchio stampo (di quelli, per esempio, che compravano le pizzette a bambini che sapevano che arrivavano a scuola senza colazione e che non ha mai negato un pacchero a chi glielo chiedeva a tutti i costi, soprattutto se già i padri di quei ragazzi gli raccomandavano di usare le maniere decise – dio mio, tutto un’altro mondo, ma quanto mi sento vecchia, quando ripenso a queste storie da padre padrone che erano tanto accettate allora) e per tutta la vita è stato portato in palma di mano dai suoi alunni, che in un paesino va a finire così, a un certo punto ha deciso di approfittare di una pensione anticipata perché non reggeva più la burocratizzazione dell’insegnamento (e secondo me dev’essere andato in pensione all’inizio degli anni ’80) e soprattutto si era accorto che i ragazzini erano cambiati.

    Lui non ce la faceva più a urlare sempre più forte per farsi ascoltare da bambini le cui famiglie latitavano e abdicavano a qualunque azione educativa, salvo difendere a spada tratta la diseducazione dei figli, di cui erano direttamente responsabili.

    Quindi io che ho deciso di insegnare agli adulti, ho solo la più enorme ammirazione per chiunque volontariamente decida di mettersi nella scuola dell’obbligo italiana, restarci, e contribuire alla crescita delle nuove generazioni. Sciura Pina e colleghi tutti, voi siete per me degli eroi.

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