Shopping creativo.

Il sabato è giorno di mercato e, quando non passo il week end in montagna, visto che non lavoro, dedico qualche ora della mattinata allo shopping.

Di solito, durante la settimana, fare la spesa è un’incombenza che sbrigo molto rapidamente muovendomi velocemente tra i banchi del supermercato senza guardarmi intorno e soprattutto senza avere il tempo materiale per soffermarmi ad osservare ciò che mi circonda.

Al sabato, invece, mi prendo tutto il tempo possibile e, mentre mi aggiro tra le bancarelle del mercato e i negozi, mi dedico alla mia occupazione preferita: ascoltare le persone, osservarne i comportamenti, curiosare tra gli esseri umani.

Mi capita, di conseguenza, di cogliere battute brucianti, reazioni incredibili, frasi al limite del cabaret.

Provo a fare qualche esempio:

In farmacia entra una signora abbastanza giovane, dal passo deciso, si avvicina al banco e con voce abbastanza stentorea, comunque sufficientemente alta per essere udibile anche a “distanza di privacy” chiede un Peranaper. Il farmacista la guarda perplesso, consulta velocemente il terminale, fruga nella memoria digitale e personale, fa appello alla propria creatività ed anche alla più sfrenata fantasia, ma non riesce a capire di che diavolo di farmaco si tratti. Ormai allo stremo chiede lumi sulla malattia che dovrebbe curare poi, trasecolato, si illumina: si trattava dello Xanax.

Mi sposto nel negozio dove mi servo di tutto ciò che ha a che fare con l’informatica, mentre sto chiedendo informazioni sulle diverse schede grafiche, per valutarne prestazioni e compatibilità con le mie esigenze entra una signora con piglio deciso la quale, senza curarsi dei clienti presenti nel negozio chiede perentoriamente “l’inchiostro per la stampante”. Il negoziante interrompe un attimo il dibattito sulle schede video per chiedere di che stampante si tratti e liquidare in fretta la cliente. Logicamente non solo la signora non è al corrente della marca e del modello, ma si arrabbia con il negoziante perchè ha osato dimenticare quale stampante le abbia venduto almeno quattro anni fa.

Mentre la signora esce irritata (e senza inchiostro) squilla il telefono: si tratta di un altro cliente molto originale il quale, avendo acquistato il mese scorso un mouse, si crede in diritto di telefonare ogni due per tre per chiedere consulenze (logicamente gratuite) su istallazioni, virus e antivirus, masterizzazioni e quant’altro. La buffissima espressione del negoziante è sufficiente per mettermi di buonumore per il resto della giornata.

E’ ora di tornare a casa, sfioro la bancarella del fruttivendolo giusto il tmpo necessario per sentire una giovane mamma che chiede: “Un chiosco di banane”.

Decisamente è meglio di un reality.

4 pensieri su “Shopping creativo.

  1. oscar ferrari

    “ogni due per tre” immagino significhi “molto spesso”. Non conoscevo questo modo di dire, che poi sarebbe (immagino, sempre) l´equivalente del trentino ” ogni pisada de can”

  2. Ariss

    “Un chiosco di banane”! Bellissimo.

    Quando vendevo i biglietti per il musical “Notre dame de Paris” un giorno un signore mi chese i biglietti di Nostradamus di Parigi!

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