Il cielo di Torino.

“Non grattiamo il cielo di Torino” è lo slogan dei gruppi contrari alla costruzione di un grattacielo, progettato da Renzo Piano per la Banca Intesa San Paolo, che turberebbe la skyline ottocentesca della città sabauda.

In effetti se si guarda la cartolina “taroccata” con l’edificio piantato lì “a far da palo nella vigna” l’impressione non è delle migliori.

Torino Mole Antonelliana

4 pensieri su “Il cielo di Torino.

  1. chit

    Non so se si tratta di buongusto (concetto soggettivo) o forse la posizione è dettata dal mio desiderio di mantenere certe “misure” e certi riferimenti ma, per favore, non lasciate deturpare la vista della Mole!?

  2. bangiu

    Piano…Renzo.
    In casa mia per puro sbaglio ci siamo ritrovati col piano di cottura progettato dal grande designer e architetto. Mia mamma, quando le han chiesto se voleva un Piano, ha risposto: E certo!
    Peccato che all’epoca ignoravamo che non esiste solo il piano cottura.
    Morale: il piano di Piano è scomodo, poco funzionale, e assurdamente, inutilmente costoso!

  3. Pier Paolo

    Quando cambiammo la cucina e dovevamo scegliere il piano di cottura, la stessa venditrice ci illustrò come quello disegnato dall’architetto Piano andava in pezzi e ci sconsigliò di buttare via i nostri soldi.
    Morale se uno che si chiama Piano, combina cose simili quando deve concepire un piano (di cottura) soltanto, che cosa accadrà quando dovrà disegnare oltre 50 piani uno sull’altro?
    E comunque anche Fuksas, ex-sessantottino tanto simpatico, non mi sembra che con quel che ha disegnato per Porta Palazzo offra migliori garanzie.
    E se per ridisegnare la città ci affidassimo a mini meno costose, di studenti di architettura che però la vivono ogni giorno?
    La questione non riguarda solo i cieli e l’immagine della città vista dall’alto; riguarda anche la viabilità, il traffico, gli intasamenti inevitabili, perché tante persone saranno convogliate negli stessi punti. Mi sembra già allucinante quanto è stato realizzato nelle spine 1 e 3, al punto che, quando guardo le facciate tristi, grigie e scure di C.so Lione e c.so Rosselli (appaiono già vecchie appena costruite), mi apparivano meno orrende e meno tristi le fabbriche preesistenti. Conosco ogni angolo di quei luoghi dai tempi della mia infanzia e penso per questo di avere memoria sufficiente per giudicare. Quelle aree non sono certo più vivibili adesso.
    Non mi piace nemmeno l’Igloo di Merz. Tanto bella la fotografia in rete (http://www.scultura-italiana.com/Galleria/Merz Mario/imagepages/image13.html), quanto diversa la sensazione che provo nel guardarlo. Lì c’erano prati (purtroppo mal curati, incolti) lungo la ferrovia. Noi ci giocavamo. Poteva essere l’occasione per creare da un lato nuovi spazi per bambini e anziani. Invece mi dà la sensazione di un luogo inaccessibile, composto da lastre tristi e tubi arrugginiti, rallegrato soltanto dalla presenza di qualche papera. Poi, quando arrivano le gelate invernali, manca anche l’acqua e le papere devono migrare altrove. Ma perché a Lisbona e in Portogallo, dove ho visto diverse fontane ed esempi di arte moderna, non ho mai visto obbrobri simili? Basterebbe prendere una qualsiasi delle fontane portoghesi e riportarla in Italia, per rendersi conto che si può fare di meglio e con spese minori, senza ricercare per forza di cose la “firma” dell’autore celebre. Anche nell’arte moderna, sono anche per un “recupero delle cose semplici” (non dico banali), contro le megalomanie e le grandiosità d’autore.

  4. Pier Paolo

    errata corrige, per un paio di sviste (cancellate il precedente):

    Quando cambiammo la cucina e dovevamo scegliere il piano di cottura, la stessa venditrice ci illustrò come quello disegnato dall’architetto Piano andava in pezzi e ci sconsigliò di buttare via i nostri soldi.
    Morale: se uno che si chiama Piano, combina cose simili quando deve concepire un piano (di cottura) soltanto, che cosa accadrà quando dovrà disegnare oltre 50 piani uno sull’altro?
    E comunque anche Fuksas, ex-sessantottino tanto simpatico, non mi sembra che con quel che ha disegnato per Porta Palazzo offra migliori garanzie.
    E se per ridisegnare la città ci affidassimo a mani meno costose, di studenti di architettura che però la vivono ogni giorno?
    La questione non riguarda solo i cieli e l’immagine della città vista dall’alto; riguarda anche la viabilità, il traffico, gli intasamenti inevitabili, perché tante persone saranno convogliate negli stessi punti. Mi sembra già allucinante quanto è stato realizzato nelle spine 1 e 3, al punto che, quando guardo le facciate tristi, grigie e scure di C.so Lione e c.so Rosselli (appaiono già vecchie appena costruite), mi apparivano meno orrende e meno tristi le fabbriche preesistenti. Conosco ogni angolo di quei luoghi dai tempi della mia infanzia e penso per questo di avere memoria sufficiente per giudicare. Quelle aree non sono certo più vivibili adesso.
    Non mi piace nemmeno l’Igloo di Merz. Tanto bella la fotografia in rete (http://www.scultura-italiana.com/Galleria/Merz Mario/imagepages/image13.html), quanto diversa la sensazione che provo nel guardarlo. Lì c’erano prati (purtroppo mal curati, incolti) lungo la ferrovia. Noi ci giocavamo. Poteva essere l’occasione per creare da un lato nuovi spazi per bambini e anziani. Invece mi dà la sensazione di un luogo inaccessibile, composto da lastre tristi e tubi arrugginiti, rallegrato soltanto dalla presenza di qualche papera. Poi, quando arrivano le gelate invernali, manca anche l’acqua e le papere devono migrare altrove. Ma perché a Lisbona e in Portogallo, dove ho visto diverse fontane ed esempi di arte moderna, non ho mai visto obbrobri simili? Basterebbe prendere una qualsiasi delle fontane portoghesi e riportarla in Italia, per rendersi conto che si può fare di meglio e con spese minori, senza ricercare per forza di cose la “firma” dell’autore celebre. Anche nell’arte moderna, sono per un almeno parziale “recupero delle cose semplici” (non dico banali), contro le megalomanie e le grandiosità d’autore.

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