Senso di responsabilità.

Quando ero piccola e camminavo in montagna con i miei genitori ogni tanto cedevo alla tentazione di raccogliere una pietra e scagliarla verso la scarpata che fiancheggiava il sentiero “per vedere di nascosto l’effetto che fa”.

Allora mio padre si fermava, mi prendeva in braccio per parlarmi guardandomi negli occhi e, con la sua voce ferma che non ammetteva repliche, mi spiegava pazientemente che i sassi non si tirano “…perché quando sono fuori dalle tue mani non sai dove possono andare e chi o cosa possono colpire”.

Questo, secondo me, è un piccolo esempio di come si educa al senso di responsabilità: senza alzare la voce, senza adirarsi, ma con fermezza e pazienza e facendo attenzione a non trascurare nessuna occasione.

Quante volte ho pensato alla semplice pedagogia di mio padre quando ho visto bambini e adolescenti comportarsi in modo irresponsabile, forse perché nessuno si era mai preso la briga di spiegare loro che si è sempre responsabili delle conseguenze dei propri gesti.

E così quando vedo “Pierino” che, dopo aver causato un bernoccolo in testa ad un compagno, scagliando a tutta forza una ghianda, mi guarda stupito e si giustifica con un “Non l’ho fatto apposta, stavo solo giocando” mi arrabbio.

Ma mi arrabbio ancora di più con i genitori, latitanti nell’educare, ma sempre pronti a giustificare: il bimbetto cerca di cavare un occhio al compagno con la matita “Sono cosa da bambini”, l’adolescente approfitta del week end per allagare i corridoi del liceo “Sono bravate”, il giovane tira un petardo allo stadio “ma in fondo è un bravo ragazzo” e così via.

E’ proprio vero: genitori non si nasce, si diventa.

7 pensieri su “Senso di responsabilità.

  1. Ariss

    Una mattina stavo percorrendo un tratto di strada in automobile, quando arrivo ad un incrocio in cui dovevo dare precedenza poichè avevo il segnale del triangolo. Accertatami che non venissero macchine da destra e sinistra, svolto e vedo che l’auto dietro la mia mi si affianca, suona il clacson attirando la mia attenzione e la persona alla guida mi urla con la faccia stravolta:” Ma che c…o fai, dormi?!” e sgommando se ne va.
    Di fianco a lui era seduto un bambino di forse 10/12 anni con lo zaino dietro la schiena (non ci ho fatto caso, ma presumo non avesse la cintura di sicurezza dato quell’ingombro dietro le spalle).
    A lei le conclusioni.

  2. Vincenzo

    Io sono profondamente stupito della tenacia con cui certi genitori difendono l’operato dei figli “a prescindere”. Il torto è sempre dalla parte dei professori/maestri, delle catechiste, dell’allenatore di judo/calcetto.
    Se il proprio figlio tira calci ai compagni o fa il bullo, se sflila un coltello dalla tasca o si ribella a un richiamo, viene sempre sempre più spesso giustificato.
    Giuro che non sto facendo teoria ma penso a episodi specifici e reali.
    Genitori non si nasce, ma si ha l’opportunità di diventarlo. E’ che prima bisogna diventare adulti dentro…

  3. Joe

    L’educazione dei bambini è fondamentale per una società migliore. Ogni genitore ha il dovere di correggere e premiare (non solamente premiare) il proprio figlio per una crescita sana, nel rispetto delle regole e del prossimo.

  4. Gallinavecchia

    Probabilmente lo sai già ma… sai che questo tuo post è pubblicato sul City di oggi nella rubrica “un blog al giorno”? Che bello leggere della Sciura Pina anche mentre si viaggia in bus verso l’ufficio! 🙂

  5. Michela

    Avrei voluto scrivere quanto segue a Repubblica, e al Corriere della Sera, ma mi ha colpito la lettura stamane di “Senso di Responsabilità” e stimo che forse su questo blog trovero’ chi condivide la mia opinione. Ovvero, quanto sia stupefacente, e profondamente sconcertante, a fronte della diffusa (e giusta) indignazione nei confronti dei pirati della strada o dei sentieri, l’assoluta mancanza di commenti nei media nei confronti della totale irresponsabilità di genitori che viaggiano in automobile con i pargoli in braccio, sul sedile anteriore, a guisa di airbag; oppure in bicicletta, il genitore e i figli senza casco, precariamente appollaiati su sellini da bici, magari uno anteriore, uno posteriore, traballanti in mezzo al traffico cittadino; o peggio tutti in passeggiata, senza casco, senza catarifragenti o luci intermittenti, o quant’altro serva, di giorno e di notte, a renderli ben visibili… Con risultati tragici, leggasi episodio recenti a Milano (morto un bimbo di 10 mesi), a Bormio, e cosi’ via…Ho vissuto in diversi altri paesi (USA, Francia, Svizzera) e in nessun altro paese ho potuto constatare questa irresponsabile mancanza di attenzione nei confronti della sicurezza dei propri figli, e il silenzio stampa che lo accompagna. Cordialmente, buona giornata a tutti.

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