Amarcord: gli esami di riparazione.

Oggi gli studenti sono scesi in piazza per contestare, tra le altre cose, la reintroduzione degli esami di riparazione, i famigerati esami a settembre fonte di incubi e patemi per intere generazioni di giovani menti.

Chi appartiene alla mia generazione li ha vissuti sulla propria pelle e sicuramente ricorda certi anni scolastici con un finale al cardiopalmo, sul filo della sufficienza, quando bastava mezzo voto a compromettere il lavoro degli ultimi mesi, ricorda certe “interrogazioni di recupero” affrontate dopo “secchiate” mostruose che vertevano sul programma di tre mesi, ricorda i calcoli statistici di altissimo profilo per determinare la quota salvezza.

Per l’amor di Dio, un esame a settembre non era un dramma, ma rappresentava un’estate passata sempre con i libri al seguito, costose ripetizioni private e l’atmosfera vacanziera irreparabilmente guastata dalla spada di Damocle dell’esame che ti aspettava là, al varco, al termine dei mesi di riposo.

In alcune materie non avevo problemi, frequentavo il liceo classico e masticavo latino, greco, italiano, storia e filosofia senza gravi difficoltà, mi piaceva anche la fisica e adoravo la storia dell’arte, mentre ho sempre avuto un rapporto conflittuale con la matematica e le scienze, berciò in quelle discipline il mio profitto era decisamente “borderline”, diciamo che mi affidavo alla clemenza della corte contando sul fatto che se mi ero iscritta ad un liceo “classico” e non “scientifico” un motivo doveva pur esserci.

E fu così che in seconda liceo (che corrisponde al quarto anno nelle scuole meno “originali”), dopo una ragionata sottovalutazione della chimica ed alcuni litigi con il professore (era da poco passato il sessantotto e si chiamavano contestazioni studentesche) mi ritrovai rimandata a settembre con un tre.

Come nel peggiore degli incubi l’esame andò male (anche perché in due mesi è veramente arduo imparare una materia praticamente ignota) e fu così che mi ritrovai di nuovo in seconda.

Ora non so quanto avrei potuto imparare di più con i debiti formativi, ma sta di fatto che la chimica non l’ho mai più digerita e penso che “deve” esistere un modo per recuperare le lacune accumulate, ma non ho ancora capito quale sia.

7 pensieri su “Amarcord: gli esami di riparazione.

  1. Elisabetta

    anch’io ho fatto il liceo classico e per fortuna me la cavavo bene in tutte le materie, però gli esami di riparazione c’erano ancora (i debiti sono recenti recenti). la mia dolce metà fa il professore (di storia e filosofia) e in effetti ha avuto studenti con il debito. mi sembra di aver capito un pro per lo studente: ha un anno e non solo tre mesi per studiare e se non lo assolve subito e può sperare, in caso di mancato assolvimento durante l’anno, nella clemenza della corte. il contro è in effetti la difficoltà di fare recuperare la lacuna con il sistema dei debiti, con il rischio di trovarsi lacune di anni alle spalle, nonchè il dover “inseguire” uno studente facendolo studiare oltre alla mole normale il programma dell’anno passato.
    però certo, essere bocciati a settembre solo per una materia mi fa specie. concordo con te Sciura, ci deve essere un modo ma non saprei quale…

  2. mago

    ..Già, è vero, è assurdo perdere un anno per una sola materia.
    In particolare per una materia così specialistica in un Liceo di differente profilo. Io sono stato più fortunato. L’esame di chimica l’ho evitato grazie al livello infimo di quasi tutta la classe…avremmo forse affollato troppo la sessione di esame di riparazione!
    Ma mi risulta che al classico siano più rigorosi, per assurdo, che allo scientifico, su quella materia che da noi interessava una sola annualità mentre se non erro, lì, ne interessa due.
    Ciao.
    un semestre di approfondimento nelle ore pomeridiane..una sorta di laboratorio obbligatorio sulla materia non ben appresa potrebbe funzionare?

  3. Sciura Pina Autore articolo

    @mago: penso di sì, il problema potrebbe essere quello di reperire le risorse umane infatti se ti affidi agli insegnanti titolari vai ad aumentare l’orario di servizio e quindi li devi pagare, se assumi altro personale…idem e uno dei problemi della scuola italiana è la mancanza cronica di soldi.

  4. Papà Volontario

    Penso che la digeribilità di una materia dipenda in (più o meno) egual misura dall’insegnante e dall’affinità che ciascuno ha con essa. Anche per me c’erano delle materie che mi piacevano poco, in cui trovavo poco di interessante (per me erano le materie umanistiche, mentre sono appassionato di quelle “matematiche”), ma forse sono stato fortunato ad avere degli insegnanti che qualcosa sono riusciti a insegnarmi.

  5. Gian Marco

    La digeribilità dipende in gran parte dall’insegnante. Non ho dubbi.
    Dopo uno scientifico passato cambiando 4 insegnanti di lettere in 5 anni ci metterei la mano sul fuoco.
    La mia insegnante di matematica e fisica del triennio era una emerita schiappa nei rapporti umani e piuttosto scarsa come conoscenza della materia. Un essere detestabile sotto tutti i punti di vista. La fisica l’ho odiata.
    All’università la fisica l’ho studiata con un altro genere di insegnanti, uno migliore dell’altro. Sono sempre una schiappa, ma ho trovato molto più digeribile Meccanica Razionale o Fisica 1 all’università che non il triennio dello scientifico in balia delle paturnie di quella befana antipatica.

    Nonostante tutto la gente che va a scuola si deve ficcare in testa che è tenuta a rispettare le regole elementari di buona educazione e a provare ad imparare, collaborando per quanto possibile con gli insegnanti che si trova davanti. Se non lo fa ritengo che debba assolutamente essere messo in grado di capire che ha sbagliato. Se il meccanismo dei debiti ha fatto nascere la generazione dei mentecatti che filmano le loro bravate col telefonino, allora si deve cambiare sistema.
    Rimandati a settembre? Magari si rimandassero a settembre tutti quelli che sbeffeggiano gli insegnanti durante la lezione. Magari gli insegnanti avessero gli strumenti per far rispettare un minimo di buona educazione. Magari gli insegnanti incapaci fossero adibiti ad altre funzioni.

  6. lostinthesky

    “Magari gli insegnanti incapaci fossero adibiti ad altre funzioni.” (Gian Marco)
    Come mi piace questa tua frase!
    Io sono stato preso di mira per tre anni di fila dal prof. di ragioneria che mi interrogava tutti i giorni e nei compiti non mi dava mai piu’ del 4 anche se il compito meritava la piena sufficienza. Mi umiliava davanti a tutta la classe e io non sapevo reagire. Ah se potessi tornare indietro, adesso si che avrei il coraggio di prenderlo per il sedere anche io.
    Pero’ non mi ha mai rimandato ma mi arrivava la letterina a casa dicendo che ero stato aiutato.
    Per favore la prossima volta, caro Sig. Preside, la letterina la spedisca al prof. di ragioneria, dicendo che ha voluto aiutare tutta la classe.
    (mi sono sfogato? Un pochino)

  7. Ariss

    Sono d’accordo con la reintroduzione degli esami di riparazione.
    Trovo giusto che gli studenti sentano addosso quella preoccupazione e quell’ansia, che non hanno mai ucciso nessuno, ma che farebbero prendere loro un po’ più seriamente lo studio.
    Penso che ciò renderebbe loro più coscienti dei risultati che vogliono ottenere nella scuola in cui si sono iscritti.
    La scuola superiore è ancora una scelta, non un obbligo e se si va a scuola per perdere tempo e far spendere soldi ai genitori è meglio imparare un mestiere.

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