Nostalgia, ovvero: a volte ritornano.

Ieri, al termine delle lezioni pomeridiane, nell’atrio ai piedi della scala, stazionava un gruppo di ragazzini di prima superiore: praticamente gli stessi che se n’erano andati dalla scuola “giubilanti” non più di tre mesi fa.

Fa sempre una certa impressione scoprire che sono soprattutto quelli che sembravano amare di meno le lezioni, quelli che ci hanno fatto disperare di più, quelli che entravano al mattino con la faccia rabbuiata e l’espressione annoiata a gironzolare intorno all’edificio cercando visi amici o almeno familiari.

Adesso sono qui: devono chiedere il permesso per entrare dove prima erano di casa, sono cresciuti (e non solo in altezza), sono disposti ad accogliere con esclamazioni d’affetto anche gli insegnanti più tosti e più severi, evidentemente sono cambiati, ma anche noi insegnanti, fatalmente, lo siamo.

Anche noi possiamo curarci di loro solo marginalmente, adesso nuovi ragazzini richiedono la nostra attenzione, nel nostro “database” personale ci sono nuovi volti e nuovi nomi, i loro volti e i loro nomi appartengono al passato, magari a un passato piacevole, ma decisamente archiviato.

In fondo mi fa un po’ tristezza ritrovarli….

4 pensieri su “Nostalgia, ovvero: a volte ritornano.

  1. lostinthesky

    si sono affezionati, non vogliono piu’ andare via, forse hanno paura di crescere scolasticamente oppure stanno cercando il coraggio per ringraziarvi dopo quello che vi hanno fatto passare.

  2. paola

    Pensa che io torno (non spesso come vorrei) in facoltà, a più di due anni dalla laurea, per respirarne gli odori e ascoltarne i rumori. Mi sento a casa. Protetta, nel mio ambiente, dove so lottare per quello che voglio e so ottenerlo. Ho una fissa: andare a vedere quanto sono cresciuti i due pini marittimi che erano piccoli quando ho cominciato. Ho studiato alla loro ombra nei pomeriggi d’estate e ho fatto una foto con loro (!) il giorno della laurea.
    Tempus fugit irreparabile

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.