Senza frontiere…

Ieri, in classe, abbiamo affrontato il capitolo di storia che spiega la genesi dell’idea europea e mi sono accorta che, per i miei ragazzi, che sono cittadini comunitari praticamente dalla nascita, è difficile comprendere come fosse diverso il nostro continente solo poche decine di anni fa.

Quando io avevo la loro età andare all’estero era quasi un’impresa, innanzitutto bisognava attraversare delle frontiere dove i controlli erano più o meno scrupolosi, ma inevitabili, si passava muniti di tutti i documenti in regola, qualche volta era addirittura meglio portarsi il passaporto, comunque, per lo meno per quanto mi riguarda, attraversare una frontiera mi procurava sempre una sottile inquietudine: avevo l’impressione di lasciare un luogo conosciuto e rassicurante, di là avrei trovato una lingua diversa, diverse usanze, una diversa moneta e un po’ di sana diffidenza era quasi inevitabile.

Se poi si doveva varcare la cosiddetta “cortina di ferro” (il buon vecchio Churchill coniava espressioni davvero geniali) la faccenda si complicava ulteriormente perchè alcune frontiere erano punti sensibili nella strategia mondiale: ricordo ancora estenuanti ore di attesa per attraversare il confine che divideva le due Germanie o per varcare il muro di Berlino, ricordo controlli capillari estesi al mio bagaglio, la mia borsetta rovesciata su un tavolo con tutti i miei oggetti personali che rotolavano dappertutto mentre io stentavo a reprimere un gesto di genuino imbarazzo, ricordo domande rivolte rigorosamente in tedesco che comprendevo benissimo (anche se il tedesco l’ho studiato solo più tardi) perchè in situazioni del genere diventavo estremamente intuitiva.

I ragazzi di oggi non riescono neppure ad immaginare un’Europa così, hanno qualche difficoltà a comprendere quale grande opportunità sia poter considerare gli altri paesi della comunità alla stregua del proprio, quanto sia importante, anche per la loro crescita culturale e professionale, avere a disposizione uno spazio così allargato vedono solo il lato negativo che consiste nell’obbligo di imparare le lingue comunitarie per essere cittadini a pieno titolo.

bandiere

5 pensieri su “Senza frontiere…

  1. toby

    obbligo? obbligo?!?!?
    cavolo..le avessi imparate io come si deve le lingue..e anche piu di una… come sarei contenta ora..
    eh, ma lo so..a scuola sembra sempre tutto un obbligo..poi quando ti ritrovi al lavoro..te ne penti.. :\

  2. Gala

    Imparare le lingue è un privilegio, altro che obbligo!!
    Ora che sono all’università rimpiango amaramente di aver avuto una prof. d’inglese al liceo che sapeva l’inglese come io la fisica!!

  3. Gecca

    Ci si accorge di quanto siano importanti le lingue quando si è all’estero e si hanno difficoltà a comunicare con gli altri.
    Ho sempre spronato mio figlio ad imparare bene l’inglese e debbo dire che si è reso conto da solo dell’importanza di questa lingua durante le nostre vacanze all’estero.
    Inoltre per i nostri ragazzi il mondo del lavoro è sempre più difficile e conoscere discretamente una o più lingue senz’altro aiuta.

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