Archivi giornalieri: 13 Maggio 2007

Jeux sans Frontieres.

Reduce dall’Eurovision Song contest 2007, dopo un’immersione totale nella musica europea mi sono persa sul filo della memoria e ho improvvisamente ricordato una trasmissione che mi ha accompagnata fin dall’adolescenza e che ha (incredibilmente) contribuito a creare il mio spirito decisamente europeista: Giochi senza frontiere.

Ero poco più che una bimba quando la televisione (allora rigorosamente monocroma) mandò in onda per la prima volta questa trasmissione nata per rafforzare l’amicizia tra i paesi europei: all’inizio aderirono al progetto Germania, Belgio, Italia e Francia che si cimentarono in una serie di giochi ispirati alla fortunata trasmissione italiana “Campanile Sera” (allora esportavamo i format) imitata dalla francese “Intervilles”.

Le squadre partecipavano ai giochi nei quali abbondavano acqua, sapone, funi, palloni e quant’altro, c’era il famoso “Fil rouge” (una prova nella quale gareggiava una nazione per volta), c’era il capitano non giocatore incaricato di mostrare il Jolly, che aveva il potere di raddoppiare i punti conquistati (da qui l’espressione “gioco il Jolly!”), c’era un’atmosfera di allegra competitività e di sportività.

Chi appartiene alla mia generazione non può non ricordare Guido Pancaldi e Gennaro Olivieri, i due giudici internazionali, una specie di riedizione di Stanlio e Ollio in giacchetta a righine e fischietto, che arbitravano le varie gare, ideate per lo più da Popi Perani, con aria sorniona e divertita (…e sono convinta che si divertissero davvero).

In casa mia aspettavamo la trasmissione con impazienza anche perchè, allora, l’Europa era abbastanza lontana, le distanze ci apparivano maggiori di oggi, si viaggiava pochissimo e arrivare a Lugano dava già l’impressione di essere in una località ai limiti dell’esotismo (provate a immaginarvi ora quanto leggendario sia per me il ricordo di una giornata di sci sulle nevi di Saas Fee) perciò Giochi senza Frontiere apriva una finestra sul continente, appagando la nostra curiosità di scrutare gli altri europei, così simili e così diversi da noi, che conoscevamo praticamente solo attraverso i luoghi comuni.

Sullo schermo appariva il logo dell’Eurovisione con le note del preludio del “Te Deum” di Charpentier (la musichetta dell’eurovisione per intenderci) e cominciava lo spettacolo dei giochi, ingenuamente divertenti, un po’ stile torte in faccia, ma, rispetto a ciò che passa oggi il convento, così puliti e genuini.