Punti di vista.

Quando si deve spiegare a dei ragazzini quanto sia importante vedere la realtà da diverse visuali e quanto sia fondamentale, per la comprensione dell’altro, assumerne il punto di vista, o almeno prendere coscienza della sua esistenza ci si trova di fronte ad un muro di gomma.

I ragazzini sono, in genere, abbastanza “assolutisti” e faticano parecchio a calarsi nei panni di un altro e a cercare di capire che possono esistere diverse verità a seconda dei diversi modi di interpretare la realtà, spesso per gli adolescenti o è tutto bianco, o è tutto nero, la zona grigia non esiste.

Si può usare il metodo del professor Keating: salire in piedi sulla cattedra ed invitare gli allievi a fare la stessa cosa, per imparare a guardare il mondo dall’alto; peccato che poi si debbano fare i conti con l’ira funesta del personale incaricato di fare le pulizie dell’aula (se ci fate caso nel film “L’attimo fuggente” non si fa menzione al personale addetto alle pulizie, eppure la cattedra doveva essere inguardabile dopo che una ventina di baldi giovanotti, provenienti dal cortile, vi avevano camminato in lungo e in largo, ma forse il personale del New England, ai tempi, non era sufficientemente sindacalizzato).

Anche per una questione anagrafica, a causa della quale mi risulta estremamente difficile inerpicarmi sugli arredi dell’aula, io preferisco affrontare il discorso leggendo un brano che si trova su quasi tutte le antologie della scuola media, nella sezione fantascienza: “La Sentinella” di Fredric Brown.

E’ un racconto brevissimo, una paginetta scarsa, nel quale è descritto un soldato che fa la guardia su un asteroide sperduto, lontano centinaia di anni luce, è stanco, avvilito, affamato e impaurito, quando vede avvicinarsi il nemico, un alieno viscido e mostruoso, lo fredda non senza provare una sconvolgente ripugnanza per il suo aspetto.

Il finale, però, è denso di significato e colpisce il lettore come un pugno nello stomaco, lasciandolo quasi senza fiato ed è proprio questa sensazione che permette ai ragazzi di intuire cosa significhi “veramente” capire il punto di vista dell’altro, cosa significhi mettersi nei panni di qualcuno per il quale la realtà è interpretabile in modo diametralmente opposto.

Questo è il motivo per il quale la lettura del racconto mi sembra un metodo più pratico di quello del professor Keating per raggiungere lo stesso scopo.

Se non avete mai letto il racconto e non sapete come va a finire non aspettatevi che ve lo sveli io…posso solo dirvi che il Maggiordomo non ha nessuna responsabilità!

16 pensieri su “Punti di vista.

  1. toby

    fantastico!
    brown l’avevo scoperto anni fa per caso e mi ha colpito molto.
    ottimo metodo per suggerire un punto di vista diverso!!
    ne avevo anche riportato il racconto nel mio blog..se c’è qualcuno a cui interessa leggerlo potrei postare il link 😉

  2. Renato

    Ho letto un libro in cui dei bambini naufraghi lasciati a se stessi su un isola deserta creano una società terribile. Anche se per la verità non me lo ricordo bene perché è passato un bel po’ di tempo da quando l’ho letto: “Il Signore delle Mosche” di William Golding

  3. Gala

    Il tuo metodo mi sembra veramente interessante. Era una vita che non leggevo questo brano e riguardarlo mi ha riporato indientro con la mente. Questi esseri strani, con solo due braccia, a volte sanno essere proprio cattivi…

  4. eulinx

    Magnifico il racconto, io non lo conoscevo e colpisce davvero, specie se si prova a leggerlo calandosi nei panni di un ragazzo delle medie, cercando di ricordare i meccanismi mentali di allora. Mi incuriosisce sapere cosa ne pensano i tuoi alunni.

  5. FalenaEbbra

    Corro subito al link del racconto!

    Certo, ci deve pur essere una via di mezzo fra il tipico prof.ingessato ed intransigente e l’imbrattacattedre ultraliberale poeticamente interpretato da Robin Williams! 😉

    Eh, le sfumature a quanto pare non sono prerogativa neppure degli adulti!:)

    Buon fine settimana cara Sura!!!
    Falena

  6. giulia

    io la so 🙂
    penso che in effetti possa essere un utile mezzo educativo…purtroppo quando si è così giovani si vive poco di sfumature, e solo di colori accesi. Ma credo che se si hanno dei buoni esempi si possa maturare bene!

  7. m1979

    Finale originale, non me l’aspettavo, nonostante abbia visto per prima la figura in basso a destra!
    l’ho trovato molto attuale…fà pensare!

  8. perlinavichinga

    non lo conoscevo questo racconto, grazie per averlo linkato! sicuramente non me lo scorderò.
    la rabbia si è placata, resta una grande delusione ed sapere che in qualche modo io sono a posto (ed ora valuterò se essere disponibile come prima) e loro no…
    buon fine settimana

  9. Gianluca

    Io quel racconto lo conoscevo … eccome!

    Uno dei primi libri che ho letto “interamente” è stato proprio la raccolta di racconti di fantascienza intitolata “Le meraviglie del possibile” e c’era pure il racconto che hai citato.

    Me ne ricordo di un altro veramente strano dove un frate francescano era atterrato con la sua astronave in un pianeta uguale alla terra popolato anch’esso da umani, anch’essi tutti credenti in Dio ma con un’unica differenza: non hanno conosciuto il peccato originale.

    Questa scoperta arriva alla fine e la situazione paradossale è che il frate francescano diventa orgoglioso del suo stato, mentre prima dialogando con questi umani “fortunati” aveva un po’ di invidia di loro, come se avere difficoltà, conoscere il male, renda più forti e più interessante la vita …

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